E’ iniziato, a palazzo Montecitorio, il vertice dei leader del centrodestra. All’incontro, negli uffici del gruppo Lega a Montecitorio, partecipano: per FdI, la presidente Giorgia Meloni, il vice presidente del Senato Ignazio La Russa e il capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida

Per la Lega, il segretario Matteo Salvini, il suo vice Giancarlo Giorgetti e il vice presidente del Senato Roberto Calderoli; per Forza Italia, il presidente Silvio Berlusconi, il coordinatore Antonio Tajani e la responsabile per i rapporti con gli alleati Licia Ronzulli. Infine, presenti i centristri Maurizio Lupi, per Noi con l’Italia; e Antonio De Poli, per l’Udc.

Elezioni. Tensione e prime sensazioni

Le tensioni però non mancano. Si preannuncia di fuoco il vertice di centrodestra Montecitorio sui nodi della premiership e dei collegi uninominali. Districarsi tra le pieghe e le trappole del Rosatellum non è facile per nessuno, figuriamoci per una coalizione, di fatto spaccata dai tempi del Mattarella bis, ma ricompattata dal voto anticipato dopo la caduta del governo Draghi e costretta alla coabitazione forzata per vincere le elezioni del 25 settembre.

Salvini a Mosca
Matteo Salvini leader della Lega

C’è innanzitutto la questione della regola del ‘chi ha più voti si prende palazzo Chigi’, introdotta alle precedenti politiche del 2018 e oggi messa in discussione, più o meno apertamente, da Fi e Lega di fronte alla prospettiva di Giorgia Meloni premier, favorita dai sondaggi che la danno tra il 23 e il 25 per cento. Per evitare lo scontro frontale in queste ore si starebbe pensando addirittura di rinviare il confronto su questo tema divisivo a dopo le urne o di ricorrere a un escamotage: prima del voto ognuno propone il suo candidato premier e poi si vede.

Quanto all’altra gatta da pelare, il risiko dei collegi, qui la questione è più complicata, perché ci sono più incognite: la quota del 33% ripartita tra Lega Fi e Fdi, raccontano, non sarà accettata dai meloniani, che fanno valere il loro ‘primato’ di consensi secondo le ultime rilevazioni. Non solo, ma poi c’è il problema dei centristi: in un primo momento si era parlato di Udc e Noi per l’Italia considerati in quota Fi, poi le cose sono cambiate e sembra che sia Lorenzo Cesa che Maurizio Lupi siano intenzionati a presentare il loro simbolo per non stare sotto il ‘cappello di Forza Italia’