Stefano Bonaccini scalda i motori: se il Pd non avrà successo alle prossime elezioni potrebbe essere lui il nuovo segretario Pd. Ma andiamo con ordine. Sono partite le grandi manovre, guidate da Enrico Letta, per costituire il campo largo di centrosinistra in cui il Pd vuole essere la guida. Il 25 settembre è già vicino, per questo, prima delle coalizioni, l’obiettivo è quello ricomporre i pezzi fuoriusciti negli ultimi anni di frammentazione a sinistra.

Enrico Letta ha annunciato la creazione di una lista dal nome «Democratici e progressisti», spiegando che sarà «una lista aperta, espansiva, ovviamente a partire dal Pd di cui ho già parlato con Roberto Speranza, con i Socialisti, con i cattolici di Demos, con altri».

Questa idea, che ha un malcelato risvolto «anti destra al Governo», avrebbe incassato già l’assenso dello stesso Speranza (Articolo 1), del Partito socialista e Demos. Ci sono discorsi avviati anche con Carlo Calenda (Azione), che insieme a Emma Bonino (+Europa) sarebbe accreditato del 5-6% nei sondaggi, con quest’ultimo che sarebbe più propenso ad accettare con Mario Draghi candidato premier anziché lo stesso Letta. Tra questi, il grande nome che attualmente manca è quello di Matteo Renzi.

Nelle ultime ore, mentre Letta non fa il nome di Renzi, lo stesso leader di Italia Viva è sembrato smarcarsi. L’ipotesi di correre da solo è quella al momento più probabile. A riguardo ha affermato che «se prevale l’intelligenza politica e si costruisce una coalizione vera, ci siamo. Ma se ciascuno vuole tenere le sue bandierine e pensa di poterci abbindolare con due seggi o tenerci fuori con un veto, beh, non ci conoscono».

Ma cosa c’è dietro il perché di Letta a non coinvolgere Renzi? Ebbene, come spiega un dirigente dem, non sembrano esserci di mezzo solo i dissapori passati del 2014 – iniziato dall’Enrico stai sereno e terminati con il senatore fiorentino premier al posto di Letta. L’attuale segretario del Pd ha paura che se le elezioni dovessero andare male, Renzi chiederebbe la testa di Letta per dare il partito all’attuale presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini.

Quindi a Letta le elezioni servono per contrastare la destra, ma anche per tenere le redini del partito: se dovesse andare male non reggerebbe più il comando e probabilmente sarebbe costretto a convocare un congresso per eleggere un nuovo segretario. In questo caso, Renzi e i renziani «tirerebbero la volata» al presidente della Regione Emilia-Romagna, evenienza che l’attuale segretario vuole evitare a tutti i costi. Le grandi manovre sono appena iniziate, ma le implicazioni, i risvolti e le contromosse sono già ben avviate.