Al centro c’è parecchio affollamento: Calenda, Mastella, Bonino, Di Maio, Brugnaro, Toti, Renzi. Questi sono solamente alcuni dei leader che partono da un posizionamento mediano rispetto agli schieramenti di centrodestra e centrosinistra. Una serie di veti incrociati ed incompatibilità asimettriche creano, lì nel mezzo, una sorta di stallo alla messicana che rende impossibile la creazione di un vero polo.

Calenda e Di Maio: pareri contrastanti

Carlo Calenda, leader di Azione, è da sempre un profilo particolarmente incandescente. Ponendosi come outsider è solito dare stoccate a tutte e tutti, indipendentemente dallo schieramento, per ribadire la propria visione di politica seria, europeista, atlantista, fondata sulla competenza. Proprio l’aspetto della competenza lo rende ostile nei confronti di Luigi Di Maio: “Non so chi sia” ha dichiarato nelle scorse ore. Ma con Matteo Renzi, altro leader forte del centro, le cose non vanno meglio. Ad oggi l’intesa, per un vero patto repubblicano, è stata raggiunta solo con +Europa di Emma Bonino.

Chi ha assunto toni decisamente più concilianti, invece, è Luigi Di Maio. Negli studi di In Onda, ha risposto così agli affondi di Calenda: “Ho sempre detto che l’unità, in questo momento storico, è un valore”. Certo, non si fanno le alleanze in funzione della legge elettorale ma è anche un errore non tenerne conto, quindi più siamo uniti negli intenti e meglio è. Bisogna unire le forze – la chiosa – che hanno messo tutte loro stesse per evitare la crisi di governo“. Parole che assomigliano, molto, ad un’apertura. Ma al momento Calenda non sembra volerne sapere.