Giornata di previsioni per il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), che ha rivisto le stime del Pil dei principali Paesi mondiali. L’Italia cresce nel 2022 ma contestualmente frena nel 2023.

Pil Fmi, per molti Paesi Ue il 2023 si prospetta di stagnazione

Nuova stima trimestrale sul Pil da parte del Fondo Monetario Internazionale (Fmi): l’Italia vede un aumento sensibile sulla previsione per il 2022, pari al 3% rispetto al 2,3% della precedente analisi. Purtroppo, cresce in maniera maggiore la stima al ribasso sul 2023, ora rivisto a +0,7% (era 1,7%).

L’Italia è poi l’unico Paese Ue che vede una stima al rialzo rispetto alla precedente analisi, trainata dai numeri del turismo e dell’industria. Tuttavia, si tratta di una previsione che non ha considerato gli ultimi scenari legati alla politica, su cui il Fmi si esprime così:

E’ aumentata l’incertezza politica in Italia: questo è senza dubbio un momento importante per il Paese con numerose riforme e programmi nell’ambito del piano europeo. Ci auguriamo che le riforme saranno concretizzate per ridare slancio all’economia italiana, indipendentemente da chi sarà il nuovo premier.

Pierre-Olivier Gourinchas, capo economista Fmi

Il resto del mondo: Usa e Cina ridimensionate, Russia in territorio negativo

Vengono riviste fortemente al ribasso le stime sul Pil di molte aree del globo. A pesare è soprattutto l’inflazione, pari al 6,6% nelle aree più industrializzate e al 9,5% in quelle in via di sviluppo. In entrambi i casi la previsione viene alzata di circa un punto percentuale ed è probabilmente destinata a essere nuovamente ritoccata.

Limitatamente ai membri del G7, sale al 15% il rischio di recessione, un valore medio quattro volte superiore alle consuetudini con picchi preoccupanti in Germania e Stati Uniti. Calo anche per il Pil mondiale, ora al 3,2% nel 2022 e al 2,9% nel 2023: ma il Fmi tiene conto anche del perdurare della guerra in Ucraina fino a fine anno, in questo caso si scenderebbe al 2,6% e al 2%.

Per gli Usa le stime del Pil sono praticamente crollate: +2,3% nel 2022 e +1% nel 2023, l’Eurozona effettua il sorpasso registrando +2,6% e +1,2%. Soprattutto per l’Europa la variabile energetica del gas russo sposterà notevolmente l’ago della bilancia. La Germania, come detto, è a serio rischio, specialmente nel 2023, mentre la Francia ha valori simili a quelli italiani mentre la Gran Bretagna sembra reggere l’urto. Infine, spostandoci ancora in giro per il mondo, la Cina pagherà a caro prezzo il durissimo lockdown imposto a Shanghai e Pechino, nonostante gli ampi miglioramenti (+3,3% nel 2022, +4,6% nel 2023), mentre la Russia pagherà le spese militari per la guerra in Ucraina con una recessione ancora prolungata (-6% nel 2022, -3,5% nel 2023).