Referendum costituzionale in Tunisia con poca affluenza alle urne. Si apre lo scenario del ritorno al regime dittatoriale sotto gli occhi disinteressati dell’Unione Europa.

Meno di tunisino su tre si è recato alle urne in occasione del referendum costituzionale che permetterà al presidente di diventare un uomo solo al comando. Il Paese della Rivoluzione dei gelsomini, l’evento che diede il via alla primavera araba, sta tornando a un regime dittatoriale sotto gli occhi impassibili dell’Unione europea, evidentemente troppo concentrata sulle questioni interne, a partire dai rischi per l’approvvigionamento energetico posti dallo scontro con Mosca, per pensare ai destini dello Stato mediterraneo.

A quanto emergerebbe dagli exit poll, infatti, sembra che gli elettori del referendum tunisino di Lunedì abbiano votato con il 92,3% di preferenze per il “sì”.

Il numero degli elettori che hanno votato al referendum costituzionale, fino alle 19 le ore 20 di ieri in Italia, è stato di 1 milione 951 mila,  con un tasso di affluenza del 21,85%.

Il popolo tunisino nella giornata di ieri era stato chiamato alle urne per esprimersi sulla nuova Costituzione proposta dal presidente Kais Saied. La votazione si è tenuta nella giornata in cui si celebrava anche la Festa della Repubblica tunisina e ad un anno esatto dallo stop decretato dal presidente a tutte le attività del Parlamento, un evento che ha dato il via a un forte accentramento dei poteri nelle mani del capo di Stato.

A denunciare la deriva autoritaria nel Paese non sono solo le organizzazioni internazionali, come la Commissione di Venezia, che ha duramente criticato il metodo e il merito della riforma, ma anche i partiti che si oppongono a Saied che hanno chiamato al boicottaggio della consultazione. La scarsa affluenza potrebbe far pensare a una vittoria dell’opposizione, ma non è così. 

Con il passaggio scontato del sì alla nuova Costituzione voluta dal capo di Stato, la Tunisia passa a un “sistema iperpresidenzialista con controlli minimi al potere di Saied”, hanno affermato gli esperti del Brookings Institution di Washington. Anche l’Istituto Affari Internazionali, fondato da Altiero Spinelli, si è occupato della questione tunisina esprimendo forti critiche all’operato dell’Ue. 

Referendum costituzionale Tunisia: il disinteresse dell’Unione europea

“La Commissione europea e i rappresentanti del Servizio europeo di azione esterna (Seae) hanno perso numerose occasioni per mandare un chiaro messaggio di condanna nei confronti delle misure adottate dal presidente Saied”, si legge in una nota dell’Istituto. “Una certa inerzia burocratica e istituzionale, unita a un interesse decrescente per i temi del supporto alla democrazia in tempi recenti, ha reso Bruxelles assente e, secondo una larga fetta dell’opinione pubblica tunisina stessa, compiacente nei confronti dello smantellamento della democrazia operato da Saied”, è questa la dura critica mossa dagli analisti italiani.

In effetti, uno dei rari interventi della diplomazia Ue sul referendum tunisino definisce la consultazione sulla nuova Costituzione “una tappa importante nel processo verso la normalità istituzionale e l’equilibrio democratico”.

Il secondo paragrafo della nota corregge il tiro: “l’Ue prende inoltre atto delle preoccupazioni espresse in merito alla proposta di bozza pubblicata il 30 Giugno e al processo della sua elaborazione”. Troppo poco però, secondo gli oppositori del nascituro regime tunisino. 

Un argomento che potrebbe spiegare il disinteresse dell’Unione Europea per le sorti della democrazia tunisina è il passaggio attraverso il territorio del Paese nordafricano del gasdotto che porta metano all’Italia dall’Algeria.

La missione quasi compiuta del governo italiano di sganciarsi dalla dipendenza energetica della Russia è infatti possibile solo grazie alle tubature che passano all’interno dei confini della Tunisia. Di qui una possibile spiegazione dell’oblio nel quale è sprofondato il sistema costituzionale del Paese nordafricano, un tempo preso come modello dai democratici di tutto il mondo arabo e non solo.