Reddito di cittadinanza luglio, quando arriva e a chi spetta.
Come già prospettatosi, la seconda ricarica del contributo è prevista in questa settimana.
L’erogazione è partita il 15 luglio per alcuni e da domani, 27 luglio, arriverà anche ad altri beneficiari ma qualcuno ne rimarrà escluso.
Ecco le novità e chi potrà beneficiarne.
Reddito di cittadinanza luglio: pagamento previsto solo per alcuni beneficiari
Reddito di cittadinanza luglio, sarà accreditato in settimana da Poste Italiane sempre sulla carta Rdc.
Come ogni mese, il reddito verrà erogato in due quote differenti.
La prima, partita già lo scorso 15 luglio, è stata destinata a coloro che devono ricevere la prima rata o che l’hanno rinnovato dopo 18 mensilità e una di sospensione.
La seconda, sarà in pagamento da domani, 27 luglio, e andrà a tutti coloro che percepiscono la misura da oltre un mese.
Rimarranno esclusi dal pagamento, coloro che hanno fatto richiesta di rinnovo nel mese corrente o che hanno richiesto per la prima volta all’Inps, il riconoscimento del sussidio a luglio.
Ai beneficiari del Rdc, sempre durante il mese in corso, verrà automaticamente accreditato sulla carta prepagata di Poste Italiane, il bonus 200 euro una tantum, contro l’inflazione.
Si tratta di contributo statale previsto dal Decreto Legge Aiuti per contrastare l’inflazione e il caro energia, il cui pagamento avverrà automaticamente, senza necessità di fare domanda.
In aggiunta a queste quote, ai beneficiari del reddito che hanno figli, verrà messa in pagamento anche la somma corrispondente all’integrazione dell’Assegno Unico, come già avvenuto nei mesi scorsi.
Si tratta di un’integrazione che deriva dal calcolo di alcuni parametri indicati dall’Inps nella circolare n. 53 dello scorso 28 aprile.
Le proposte per l’abolizione del sussidio
Da un lato, il sussidio è molto utile per contrastare la povertà, ma dall’altro alcuni politici vogliono abolirlo.
Secondo l’Istat, il sussidio ha contribuito ad arginare la povertà post pandemia.
Senza il reddito di cittadinanza, infatti, dai dati Istat emerge che avremmo potuto contare 1 milione di poveri in più, a causa del periodo epidemico.
Fino ad oggi, il nostro Paese conta circa 5,6 milioni di poveri assoluti, cioè coloro che non sono in grado di sostenere le spese essenziali per alimentazione, sanità e istruzione dei figli.
Dall’altro lato, molti leader politici stanno cercando di abolirlo. In particolare, Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha annunciato di aver depositato in Cassazione il quesito referendario per l’abolizione del reddito di cittadinanza:
“uno scandalo, una vergogna, non funziona, soldi usati per riempire le tasche di molti, troppi furbetti, depositeremo le firme per un referendum abrogativo in Cassazione”.
Anche Giorgia Meloni, di Fratelli d’Italia, si è schierata a favore dell’abolizione del sussidio:
“Bisogna abolirlo e usare le risorse per tagliare il cuneo fiscale e non perché vogliamo affamare i poveri, ma perché meglio darli alle aziende disposte ad assumere”.
In difesa dell’erogazione del contributo, intervengono M5S e PD, secondo i quali, è fondamentale mantenere il reddito di cittadinanza contro la povertà e la crisi sociale, e inoltre, non siamo gli unici a prevedere questo tipo di sussidio; anche in altri paesi europei sono previsti dei fondi per evitare l’impoverimento.
L’ex premier Giuseppe Conte ha affermato:
“Abbiamo salvato un milione di indigenti in più, il Rdc ha tolto braccia alle mafie”.
Tuttavia, il problema rimane il malfunzionamento delle politiche attive.
La domanda di Reddito di cittadinanza, equivale, infatti, alla Dichiarazione di Immediata Disponibilità al Lavoro, DID, che viene trasmessa all’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro, ANPAL, affinché i richiedenti vengano inseriti nel sistema informativo unitario delle politiche del lavoro.
Tuttavia, coloro che possono lavorare sono pochi e tra questi, la maggior parte non riceve offerte e né la revoca dell’assegno se le rifiuta.
Con le prossime elezioni, il reddito di cittadinanza potrebbe subire delle modifiche.
Non si può ancora sapere se il sussidio rimarrà o verrà cancellato ma è molto probabile che il sistema delle proposte di lavoro subisca dei ripensamenti e vengano introdotti dei requisiti più stringenti rispetto a quelli adottati fino ad ora.