La crisi del Governo Draghi, dopo la scelta di chiedere al Senato la fiducia mercoledì 20 luglio, è arrivata certamente in un periodo e contesto economico non certo dei migliori per l’economia italiana.
Crisi di Governo: quali effetti?
Gli effetti avversi della crisi pandemica, la crisi energetica internazionale, l’aumento del livello generale dei prezzi e la guerra alle porte dell’Europa tra Russia e Ucraina rappresentano tutte determinanti che stanno minando il processo di crescita economica iniziato proprio con il governo del Prof. Draghi. Tuttavia, non vedo nubi all’orizzonte così nere da far intravedere il peggio per il nostro paese. Non sono d’accordo, quindi, con molte dichiarazioni di alcuni esponenti politici o giornalisti secondo i quali la crisi di Governo innescherà degli shock incontrollati per la nostra economia. Se a livello prettamente teorico la stabilità coadiuva il processo di crescita, non è vero che tanti interventi che dovevano essere messi in atto (vedi PNRR) non saranno più possibili. Il Governo in carica gestirà certamente quelli che vengono definiti solo gli Affari Correnti. Ma questa è unicamente una espressione istituzionale dal momento che ci sarà sempre la possibilità di utilizzare i decreti leggi che sono caratterizzati proprio da condizioni di necessità ed urgenza come quelli che stiamo vivendo oggi in Italia e in Europa. Pertanto, non ci saranno problemi al decreto Aiuti bis e nel completare anche l’iter delle leggi delega già approdate in Parlamento come quella sulla Concorrenza. Per quanto concerne il PNRR e sul quale si sta animando principalmente il terrore, bisognerà raggiungere ulteriori 55 obiettivi entro dicembre per ottenere la famosa rata da 19 miliardi.
Ebbene, nonostante il Governo in carica non potrà realizzare le riforme imposte con Legge Delega, l’articolo 21 del RRF prevede proprio la possibilità di modificare le scadenza in vista di situazioni oggettivamente particolare come le elezioni anticipate. Infine, una ultima osservazione riguarda il rischio di Esercizio Provvisorio. Non c’è nessun pericolo che ciò accada dal momento che votando il 25 settembre ci sarà il tempo per preparare una buona Manovra di Bilancio e ricordiamoci, anche, che l’anno scorso approdò in Senato giorno 11 novembre per poi essere approvata alla Camera il 30 dicembre.
Prof. Marco Mele
Associato di Politica Economica, Università Niccolò Cusano