Una visita istituzionale in una struttura che si occupa di misure alternative al carcere. Oggi la ministra della Giustizia Marta Cartabia ha visitato la casa di accoglienza Papa Giovanni XXIII vicino a Rimini.
La Guardasigilli in visita alla Comunità
La ministra Cartabia oggi ha fatto visita alla casa di accoglienza, dove vivono 24 detenuti ammessi alle misure alternative al carcere, curata dall’associazione Papa Giovanni XXIII vicino Rimini. Ad accogliere la guardasigilli, Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità di don Benzi. Quella di Rimini – si legge su Giustizianewsonline, il notiziario web del ministero di via Arenula – è una delle 8 Comunità Educanti con i Carcerati (o Cec) destinate all’accoglienza di detenuti avviati a percorsi di rieducazione attraverso esperienze di servizio ai più deboli.
Cartabia: “Questo è un luogo speciale”
“Questo è luogo speciale dove accadono cose importanti. Per questa ragione è stato prioritario per me venire qui oggi: una boccata d’ossigeno in un momento difficile. Desideravo conoscervi personalmente, ascoltare le testimonianze e poter toccare con mano una realtà di cui ho sempre sentito parlare bene. Lasciatemi dire un’ultima cosa: da ministra della Giustizia posso dire che le istituzioni hanno bisogno di voi”.
Il presidente Ramonda ha ringraziato la ministra a nome dell’associazione: “Per noi è molto importante questa visita perché come Comunità abbiamo sempre scelto di collaborare con le istituzioni. Le persone che hanno sbagliato devono giustamente pagare per i loro errori, ma devono anche essere rieducate. E’ quello che facciamo nelle nostre Comunità. Per chi esce dal carcere – ha rilevato – la tendenza a commettere di nuovo dei reati, la cosiddetta recidiva, è il 75% dei casi. Invece nelle nostre comunità, dove i detenuti sono rieducati attraverso esperienze di servizio ai più deboli, i casi di recidiva sono appena il 15%”.
Cos’è una Comunità educanti con i carcerati
Le Cec o Comunità educanti con i carcerati, sono strutture per l’accoglienza di detenuti che scontano la pena e sono rieducati attraverso esperienze di servizio nelle strutture e nelle cooperative dell’associazione. Le comunità hanno accolto negli ultimi 10 anni 1.865 persone. La prima casa è stata aperta in Italia nel 2004.