La giornata di guerra in Ucraina è contrassegnata dal raid missilistico sul porto di Odessa, che Kiev interpreta come una sconfessione russa del patto sul grano raggiunto ieri insieme a Onu e Turchia.

Guerra in Ucraina, tutto ciò accade a poche ore dalla firma dei contratti per il grano

Intorno alle 10 ora italiana (le 11 in Ucraina) l’arma militare di Kiev ha segnalato un raid missilistico al porto di Odessa, facendo innescare una miccia di polemiche infinita che continua a trascinarsi in una nuova giornata di guerra in Ucraina. L’episodio si verifica infatti a poche ore dall’accordo sull’esportazione del grano dai porti ucraini tramite il corridoio del Mar Nero, di cui Odessa costituiva uno tre nodi insieme a Chernomorsk e Yuzhny. A questo punto è lecito attendersi dei ritardi nell’avvio delle procedure.

Dure le condanne di Onu, Ue e Nato, affidate ad altrettanti comunicati che però per Kiev non sono più sufficienti.

La Turchia si è detta preoccupata di quanto accaduto a Odessa, tuttavia il ministro della Difesa Hulusi Akar precisa che Ankara è totalmente convinta della buona fede di Mosca

Nei contatti che abbiamo avuto oggi con la Russia, è stato affermato che non aveva nulla a che fare con l’attacco. Stanno indagando attentamente sull’incidente

Hulusi Akar, ministro Difesa turco

Lo stesso Akar ha successivamente chiarito come a Istanbul sarà creato un centro di coordinamento per monitorare gli spostamenti del grano lungo il corridoio del Mar Nero, ipotesi ventilata in precedenza e ora confermata. Quanto alle tempistiche, è Recep Erdogan a indicare il cronoprogramma affermando che i primi carichi di grano lasceranno l’Ucraina nei prossimi giorni.

Il bombardamento di Odessa genera immediatamente una reazione da parte degli Stati Uniti. Quella più eclatante arriva da Paul Massaro, membro della Commissione Sicurezza con sede a Helsinki:

È tempo di missili a lungo raggio perché la Russia mente sempre. L’unico linguaggio che Putin capisce è quello della forza. L’Ucraina ha bisogno di uno scudo antimissilistico permanente

Paul Massaro, membro Csce

Anche il portavoce del ministro degli Esteri ucraino, Oleg Nikolenko, è abbastanza drastico nella sua espressione di condanna:

Uno sputo in faccia al segretario generale dell’Onu e a Erdogan. Ci sono volute meno di 24 ore alla Federazione Russa per mettere in dubbio gli accordi e le promesse date a Onu e Turchia nel documento firmato ieri a Istanbul. Il missile russo è lo sputo di Vladimir Putin in faccia al segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres e al presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che hanno compiuto grandi sforzi per raggiungere un accordo, e per il quale l’Ucraina è grata. Questo dimostra solo una cosa: non importa cosa dica o prometta la Russia

Oleg Nikolenko, braccio destro di Dmytro Kuleba

Orban continua a fare la voce fuori dal coro Ue

A margine della situazione ucraina c’è quella diplomatica legata alle dichiarazioni di Viktor Orban. In breve, il primo ministro dell’Ungheria ha sostenuto che la strada delle armi non è più percorribile in quanto prolungherebbe inutilmente la durata del conflitto:

La fornitura di armi moderne all’Ucraina non fa che aumentare la durata del conflitto, più armi moderne diamo all’Ucraina come NATO e più i russi intensificheranno la manovra in Ucraina. Non stiamo facendo altro che aumentare la durata della guerra, che ci piaccia o no. Bisogna dunque pensare a una nuova strategia perché le sanzioni contro Mosca non hanno funzionato

Viktor Orban, primo ministro ungherese

Parole che non piaceranno alla Commissione Ue, a cui fanno eco anche se in contesto differente quelle del ministro degli Esteri tedesco Baerbock sulla decisione di Erdogan di stringere la mano sia a Putin che al leader iraniano Raisi nell’incontro di martedì a Teheran.