Mario Draghi in queste ore è “molto tranquillo”, consapevole di aver fatto tutto quello che era nelle sue possibilità per far proseguire la vita del governo, nella necessaria “chiarezza” dovuta in primo luogo ai cittadini. Così chi ci ha parlato descrive lo stato d’animo del premier, nel momento in cui è salito al Quirinale per presentare le dimissioni nelle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Draghi, viene spiegato, è stato “colto di sorpresa” dall’esplodere della crisi e per quanto “difficile” la decisione di lasciare, dopo il confronto di ieri in Senato, è stata presa con “serenità”.

Nessun rancore, dunque, si assicura, nei confronti dei ministri delle forze che non gli hanno votato la fiducia. Nessun rancore soprattutto con l’inquilino del Colle, dove la freddezza dei mesi scorsi e delle ultime giornate (Mattarella non ha affatto gradito i toni ostili e divisivi usati dall’ex numero uno della Bce in Senato così come non ha gradito quel continuo riferimento agli “italiani” snobbando totalmente il ruolo del Quirinale che pure gli aveva chiesto di restare) sembra essere stata finalmente superata. E c’è un motivo se finalmente dopo diversi colloqui con il Quirinale, Mario Draghi ha ritrovato il sorriso. Sergio Mattarella starebbe accarezzando l’idea di nominarlo senatore a vita non appena si saranno tenute le elezioni politiche e messo in piedi il nuovo governo.

Mattarella vuole nominare Draghi senatore a vita

Ma c’è di più, perché il vero sogno di Mario Draghi  rimane quello di approdare un giorno alla presidenza della Repubblica. Ed anche se ufficialmente è “vietatissimo” parlare dell’argomento (a palazzo Chigi si schermiscono dicendo che Mattarella resterà 7 anni…) da qualche giorno l’argomento non è più un tabù. I poteri forti internazionali, Washington e Bruxelles in primis, premono per blindare l’Italia lungo il perimetro euroatlantico in caso di vittoria elettorale del centrodestra. Biden, in particolare, vuole evitare nuove sbandate filorusse al belpaese. Per questo comincia a prendere quota una possibile soluzione “alla Napolitano” per Sergio Mattarella (peraltro rieletto dal “vecchio” Parlamento, cioè quello senza il taglio di deputati e senatori): lasciare anzitempo il Colle dopo aver dato al paese il nuovo governo (e prima delle prossime elezioni europee).

Chissà che la ritrovata serenità di Mario Draghi non nasca proprio da questo.