Legge elettorale 2022. Tanto rumore per nulla. O meglio chi si è scandalizzato o quasi risentito per aver riscontrato qualche distonia sull’iter che ha portato alle dimissioni di Draghi si dovrà ricredere. Tutto è andato secondo la legge e soprattutto ciò che prevede la Costituzione. Insomma, nessuno ha forzato nulla e nessuno ha prevaricato alcuna norma.

A confermarlo è il professor Federico Girelli che insegna diritto costituzionale all’Università Niccolò Cusano e lo conferma a Tag24: “In un primo momento al Senato è stato posta la questione della fiducia sull’approvazione del decreto, con i Cinquestelle che non hanno partecipato al voto e a quel punto il Senato ha accordato la fiducia, col governo che giuridicamente era pienamente in sella, però il Presidente Draghi ha dovuto poi fare delle valutazioni di livello politico. Al Premer infatti Mattarella aveva dato un incarico che comprendeva un governo di unità nazionale tranne Fratelli d’Italia, ma senza un partito che faceva parte di quella coalizione, Draghi è salito al Colle, presentando le dimissioni”.

Il professore Federico Girelli

Legge elettorale 2022. Iter rispettato

“A quel punto – spiega il professor GirelliMattarella, come poteva accettare delle dimissioni da parte di un governo che aveva appena ricevuto la fiducia? E giustamente ha consigliato a Draghi di tornare alle Camere e fare delle riflessioni e valutazioni, verificando lo stato delle cose. E così è stato fatto, con il presidente del Consiglio che ha fatto le sue comunicazioni, andando a verificare dal punto di vista istituzionale se ci fosse o meno la maggioranza”.

“Al senato erano state presentate due risoluzioni, una di Casini e l’altra presentata dai gruppi di centrodestra di governo. La prima del presidente Casini diceva in sostanza che il Senato, ascoltate le comunicazioni di Draghi, le approva. L’altra diceva che se si voleva seguire il governo serviva un passo di discontinuità, non c’erano più tutte le componenti responsabili che sostenevano il governo, e qui Draghi ha chiesto di porre la questione sulla risoluzione Casini. La risoluzione è stata approvata quindi formalmente la fiducia è stata confermata però al voto questa volta non hanno partecipato il M5S, Fi e la Lega e questa fiducia, ovviamente, veniva meno. Ecco che si è innescato il tutto con le dimissioni, l’intervento di Mattarella e il conseguente scioglimento delle Camere

Il dibattito sulla legge

Il dilemma e il dibattito ora si sposta in parte anche sulla legge elettorale. Qualcuno sostiene che doveva essere modificata totalmente, ma ovviamente i tempi non ci possono essere, ma secondo il professore Federico Girelli anche quella attuale può andare bene anzi “funziona” per le prossime elezioni. “E’ diretta a garantire la rappresentanza, se poi si coniuga con la governabilità ancora meglio. Ora abbiamo una legge elettorale che dovrà essere applicata ad eleggere un numero di parlamentari ridotto rispetti al parlamento che c’era prima dal quale era stata approvata. Prima erano 315 senatori e 630 deputati, da settembre saranno 200 senatori, da aggiungere i senatori a vita, e 400 deputati“.

sergio mattarella
Il presidente della Repubblica Mattarella

Ma su questa legge elettorale si è intervenuti con dei provvedimenti successivi per renderla applicabile – ha spiegato il professor Girelli -, indipendente dal numero dei senatori o deputati. La legge elettorale attuale, grazie agli interventi successivi, può essere applicata e utilizzata alle elezioni dopo l’estate. Una garanzia a chi governa? Nessuno ha la palla di vetro, certo se una certa coalizione avesse una importante affermazione, verrebbe tutto più facile“.

Ma come funziona? Il professor Girelli spiega in maniera tecnica e approfondita: “C’è una una gran parte di parlamentari che viene eletto col sistema proporzionale a liste bloccate e una parte minore nei collegi uninominali, che poi adesso questi collegi saranno enormi perché essendosi ridotti il numero dei parlamentari, essendoci meno deputati e senatori da eleggere sul territorio nazionale, i collegi sono stati ingranditi, come a dire che bisogna eleggere meno senatori e deputati rispetto a prima, quindi le circoscrizioni territoriali si allargano