La bimba di 16 mesi lasciata sola in casa dalla madre, è morta di stenti a Milano.

Alessia Pifferi, una donna di 37 anni, l’aveva abbandonata per stare con il compagno.

Fermata dalle forze dell’ordine e interrogata con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e da futili motivi, ha dichiarato:

“Ero consapevole che potesse morire”.

Il ritrovamento della piccola Diana, la bimba di 16 mesi lasciata da sola in casa

Tutto è avvenuto nella periferia est di Milano, dove la piccola era stata abbandonata da giovedì scorso.

La madre, Alessia Pifferi, di quasi 37 anni, ha abbandonato la bambina di circa un anno in mezzo da sola in casa per quasi una settimana.

Secondo le prime ricostruzioni, la piccola è stata ritrovata senza vita nel suo lettino da campeggio, la mattina del 20 luglio, in un appartamento di Milano, in via Parea.

La bimba di 16 mesi, aveva a fianco soltanto un biberon con del latte e una boccetta mezza vuota di En, un potente farmaco ansiolitico.

La donna, ora in carcere, avrebbe abbandonato la figlia neonata per recarsi a Leffe, in provincia di Bergamo.

Alessia Pifferi, ha raggiunto la cittadina bergamasca per incontrare il nuovo compagno, che non è il papà della piccola Diana.

Nel corso dei sei giorni, sarebbe tornata nuovamente a Milano per accompagnare il fidanzato a svolgere delle commissioni di lavoro, ma senza passare da casa a verificare le condizioni della figlia.

L’interrogatorio e le prime ricostruzioni

Secondo le ricostruzioni, la piccola sarebbe stata lasciata da sola in casa dal 14 al 20 luglio.

I primi accertamenti non hanno riscontrato alcun segno di violenza sul corpo della piccola Diana, che, sarebbe morta di stenti e per mancanza del necessario accudimento.

La donna, fermata con l’accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e premeditazione, è stata interrogata dal pm di turno, Francesco De Tommasi, titolare dell’inchiesta condotta dalla Squadra mobile.

L’interrogatorio svoltosi in piena notte, avrebbe lasciato senza parole anche gli inquirenti e gli investigatori.

Da quanto trapelato, infatti, la donna è rimasta lucida per tutta la durata dell’interrogatorio, senza segni di cedimento e senza perdere il controllo.

Di fronte ad alcune domande è rimasta in silenzio, ma d’altro canto, avrebbe invece manifestato espressamente la consapevolezza di ciò che il suo gesto avrebbe potuto causare.

“Sapevo che poteva andare così”, ha dichiarato la donna al Pm De Tommasi.

Un gesto che, secondo gli inquirenti, non sarebbe stato dettato né da una situazione di degrado e nè di tossicodipendenza, ma da una volontà.

Nel corso dell’interrogatorio è emerso che la bambina sarebbe stata il frutto di una relazione clandestina e probabilmente indesiderata.

Secondo quanto riferito agli inquirenti dalla madre stessa, il padre della bimba non saprebbe nemmeno di avere avuto una figlia.

Inoltre, Alessia ha aggiunto di non essersi nemmeno accorta di essere incinta e di aver partorito la piccola prematuramente, dopo 7 mesi e mezzo di gravidanza, in una casa a Bergamo.

Una vicina sulla madre della piccola Diana, ha dichiarato che:

«non giocava mai con lei, non la portava a passeggio, la teneva sempre nel passeggino».

La donna 37enne ha una madre e una sorella che non vivono a Milano e dal suo racconto agli inquirenti, pare che avrebbe detto al fidanzato che la piccola si trovava al mare con la sorella.

Dalle prime indagini effettuate si potrebbe pensare che la piccola sia stata addormentata con dei tranquillati e questo spiegherebbe perché nessuno dei vicini l’avesse sentita piangere.

Ma, sarà l’autopsia a chiarire le cause del decesso.

Il Pm, che invierà al gip la richiesta di convalida del fermo e di custodia cautelare in carcere, ha infatti disposto l’autopsia e il sequestro dell’appartamento.

Sempre più spesso, in questi giorni, tristi fatti di cronaca coinvolgono i bambini.

Intanto, sulla cancellata di ingresso della palazzina di via Parea, sono stati appesi dei palloncini bianchi in ricordo della piccola Diana.