Il lavoro del Premier Mario Draghi volge al termine dopo che la maggioranza ha espresso il suo volere nella votazione nella giornata di ieri al Senato. Sono stati solo 95 i voti a favore della fiducia, i contrari 38. Una fiducia debole e insostenibile. Questo perché l’altra parte della maggioranza, ovvero, Lega, Forza Italia e M5s, ha scelto di disertare la votazione. Il premier rimarrà però in carica per gli affari correnti in attesa dell’inizio della breve campagna elettorale estiva che porterà l’Italia al voto ad inizio autunno. Questa mattina alle ore 9 a Montecitorio il Presidente del Consiglio aveva confermato le proprie dimissioni per poi salire al Quirinale per riferire il tutto al Presidente della Repubblica e arrivare probabilmente alle elezioni anticipate.
Possibili scenari dopo la fiducia
Dopo la conferma delle dimissioni da parte di Mario Draghi ci sono da analizzare i possibili scenari anche valutando le posizioni dei vari partiti coinvolti. Cinque Stelle e centrodestra nominato come principali responsabili del ritorno al voto ed il Pd prova a dialogare con tutti senza però mai compattarsi al proprio interno e andare avanti con una linea ben precisa. Lo scenario è chiaro e sembra essere delineato, si torna a votare e quindi riparte ufficialmente la campagna elettorale. Le date possibili per le elezioni politiche sono principalmente tre: 18 settembre, 25-26 settembre o 2 ottobre. La decisione ufficiale però deve arrivare dal Presidente Mattarella che potrebbe prendersi qualche ora o giorno di riflessione e dopo aver incontrato i presidenti Roberto Fico e Elisabetta Alberti Casellati. Visti i 60 e 70 giorni dallo scioglimento del parlamento, previsti dall’articolo 61 della Costituzione, la data più probabile potrebbe essere quella del 2 o del 9 ottobre. Difficile ipotizzare un voto trascorsi soltanto 45 giorni dalla fissazione della data delle elezioni: significherebbe andare alle urne l’11 settembre.
Arrivano anche le reazioni dei principali quotidiani internazionali
El Pais
L’Italia si avvicina alle elezioni anticipate dopo che Draghi non riceve la fiducia del Parlamento. I partiti di destra e il Movimento 5 Stelle decidono di non votare la mozione di fiducia. Il primo ministro si incontra con il Capo dello Stato per presentare le sue dimissioni
Financial Time
Draghi sull’orlo del baratro dopo che gli alleati della coalizione hanno ritirato il loro appoggio
Le Figaro
Tre partiti del governo di Mario Draghi gli rifiutano la fiducia. Con questa decisione finisce di fatto il suo governo di unità nazionale. A staccare la spina, spiega l’articolo riprendendo un lancio dell’Afp, “sono Forza Italia, partito di destra dell’ex premier Silvio Berlusconi, la Lega, formazione di estrema destra del tribuno populista Matteo Salvini, e la formazione populista Movimento Cinque Stelle”.
Le Monde
In Italia, Mario Draghi ottiene la fiducia del Senato ma il suo governo è vicino all’implosione dopo le defezioni di tre partiti. Dopo le sue dimissioni la scorsa settimana, il primo ministro italiano si era detto pronto a restare al suo posto se la coalizione fosse riuscita a rinsaldarsi. Ma Forza Italia, la Lega e il Movimento 5 stelle hanno deciso di non partecipare al voto di fiducia.