Il grande caldo non lascia scampo all’Europa e, per la prossima settimana fino agli inizi d’agosto, è prevista una nuova ondata: tra i Paesi europei più colpiti ci sarà l’Italia, dove si registreranno massime tra i 40 e 42 gradi. Gli italiani non dovranno solo guardarsi dall’afa insopportabile, ma anche dal rischio sempre più crescente di far fronte ai tornadi, fenomeni meteorologici imprevedibili e altamente distruttivi.

Fino agli inizi di agosto Italia travolta da nuova ondata di caldo

Gli esperti meteo prevedono che, a partire dalla settimana prossima, l’Italia sarà travolta da una nuova ondata di caldo torrido: previste massime durante il giorno anche fino a 42 gradi, con le temperature che saliranno anche la notte toccando i 25 grandi. Temperature tipiche dei climi tropicali che incideranno molto anche sulle condizioni ambientali.

Le condizioni biometeorologiche saranno molto simili a quelle dell’agosto 2003, divenuto famoso per essere stato uno dei mesi più caldi di sempre. Settimana prossima potrebbe arrivare una lieve, quasi impercettibile flessione delle temperature al nord ma, visto che ci troviamo nel bel mezzo del solleone – il periodo più caldo dell’anno -, all’inizio di agosto potrebbe arrivare una nuova minaccia nordafricana. Il termometro andrà sotto zero solo a quote superiori ai 4800 metri: il monte Bianco, che con i suoi 4809 metri è il monte più alto d’Europa, è l’unica che non subirà troppi cambiamenti, al contrario del resto delle Alpi dove la maggior parte del ghiaccio si scioglierà.

Sfortunatamente l’anticiclone africano potrebbe abbattersi sull’Italia fino alla fine del mese, con massime estreme di 40-42 gradi e con notti tropicali fino a 24-27 gradi. Una situazione che preoccupa perché il continuo caldo e la mancanza di precipitazione stanno compromettendo anche le riserve d’acqua sotterranea situate al Centro-Nord Italia: è l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche a lanciare l’allarme, sottolineando come il fiume Po segni record negativi di portata ogni settimana.  

Cresce il pericolo dei tornadi

L’Italia non dovrà solo far fronte alla nuova ondata di caldo in arrivo, ma anche alla possibilità sempre più crescente del verificarsi di tornadi. Il cambiamento climatico in atto fa crescere sempre più il pericolo della formazione di trombe d’aria, con alcune regioni che sono più a rischio di altre – in particolare il litorale romano, la Puglia e la pianura padana – come si legge su un articolo pubblicato da Atmospheric Research, dove si analizzava il lavoro del stituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac):

L’intensificazione di tali fenomeni, nel corso degli anni, è condizionata anche dal cambiamento climatico in atto, essendo confermato che esistono delle forzanti specifiche, come la temperatura superficiale del mare, con un ruolo importante nello sviluppo di tali eventi. Le regioni centrali tirreniche Italiane possono essere definite come un hot-spot per i tornado nell’area mediterranea. A tale riguardo, sono stati analizzati 32 anni di dati (1990-2021), isolando un numero considerevole di eventi tornadici ad elevata intensità (445 su tutta Italia). Le analisi statistiche sono state condotte analizzando sia misure (radiosondaggi) sia output da modelli a grande scala (re-analisi), al fine di individuare le condizioni atmosferiche dominanti associate ai tornado individuati. È stato quindi possibile definire delle specifiche configurazioni atmosferiche prevalenti, potenzialmente favorevoli al loro sviluppo nell’area in studio

La pericolosità di questi fenomeni meteorologici, oltre alla smisurata violenza, sta nel fatto che è difficile sapere precisamente quando e dove un tornado si verificherà, come si legge sull’articolo:

“Allo stato attuale non è possibile prevedere con esattezza quando e dove potrà abbattersi un tornado, tuttavia tutti gli studi mettono in evidenza una tendenza ad una sempre maggiore frequenza sul litorale laziale, sulla pianura padana e sulla Puglia in concomitanza dei temporali estivi e della prima parte dell’autunno. Pertanto dopo periodi particolarmente caldi e con tanta energia in gioco, è possibile una maggiore probabilità di questi fenomeni associati a temporali, nubifragi e grandine”

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