Beppe Pedrazzini, l’uomo del pozzo, potrebbe essere stato ucciso. Il Tribunale del Riesame di Bologna ha previsto l’apertura delle porte del carcere per la figlia ed il genero. Si indaga sulle cause della sua morte.

Dopo la decisione del riesame di Bologna, appare chiaro che, Marta Ghilardini, moglie della vittima, da anello debole si sia trasformata nel vero ago della bilancia per la risoluzione del giallo di Toano. La sua deposizione ha infatti, ricoperto un ruolo decisivo per i giudici di Bologna. In questa direzione, il Tribunale del Riesame ha accolto l’appello della Procura circa la misura della custodia cautelare in carcere per i coniugi Guida.

Dunque, per Silvia Pedrazzini, figlia di Beppe e Riccardo Guida, marito della donna, potranno aprirsi presto le porte del carcere.

L’uomo, infatti, dopo la confessione della suocera ha rilasciato molteplici interviste nelle quali, incalzato dai giornalisti che chiedevano come Beppe potesse essere finito nel pozzo, utilizzava sempre la stessa frase ad effetto: “Parlare di come Beppe è finito nel pozzo equivale a raccontare la storia della seconda guerra mondiale partendo dalla bomba di Hiroshima”. Perché, secondo il suo ragionamento, spiegare la caduta del suocero nel pozzo significava partire dalla fine del racconto. Mentre, dal suo punto di vista, ci sarebbe stato molto altro.

Il tentativo dell’uomo era evidentemente quello di virare nuovamente l’attenzione su Marta. Tentativo maldestro, come dimostra l’intervenuta risposta dei giudici del riesame. Quindi, la coppia, continuando a scegliere una linea non collaborativa, non ha fatto altro che aggravare la propria posizione. A questo punto, incrinati gli equilibri, con l’apertura delle porte del carcere, la prossima a cedere potrebbe essere Silvia, la figlia della vittima, lontana da tutti e in regime di restrizione carceraria, potrebbe essere incentivata a raccontare la sua versione dei fatti e quindi scoprire la verità.

Il loro legale ha dieci giorni di tempo per presentare ricorso, questa volta in Cassazione, contro il provvedimento del riesame. Dopodiché, il provvedimento sarà definitivo. Dopo la confessione di Marta, il quadro a carico degli imputati è precipitosamente peggiorato, facendo emergere la loro natura spietata e di avidi speculatori. La figlia e il genero hanno anteposto i loro bisogni economici alla salute di Beppe. La loro avidità e la perseveranza nel portare avanti il piano è emersa ancora una volta sia nella mancata volontà di partecipare al funerale di quest’ultimo, sia nella freddezza con la quale Silvia e Riccardo hanno ribadito davanti alle telecamere di essere costretti a vivere in un auto a causa del decesso dello stesso Beppe, lamentando quindi, una condizione di degrado. Senza, però, mai spendere una parola in memoria del defunto.

Testimoniando così ancora una volta come la morte dell’uomo non abbia avuto alcun tipo di riscontro emozionale su di loro. Seppur l’applicazione della misura non abbia investito anche la Ghilardini, la moglie dell’uomo continua ad essere indagata in concorso per sequestro di persona, soppressione di cadavere e truffa ai danni dello stato.

Beppe Pedrazzini è stato veramente ucciso?

La pista battuta dagli investigatori si concentra sull’idea di omicidio eseguito dalla figlia e dal genero dell’uomo. Appurato che Beppe era già morto quando è stato gettato nel pozzo per il mancato riscontro di acqua nei suoi polmoni, occorrerà, però definire il quadro investigativo e attendere gli esiti dell’esame autoptico e degli esami tossicologici per sapere quali sono state effettivamente le cause della sua morte.

Marta ha raccontato sino ad oggi che Beppe sarebbe stato morto tra le sue braccia per cause naturali l’8 Marzo. Poi, dopo essere stato avvolto in un telo, sarebbe stato gettato nel pozzo da Silvia e Riccardo. È possibile però che la morte di Beppe non sia avvenuta per cause naturali, ma sia stata indotta mediante la sospensione di farmaci che l’uomo assumeva regolarmente.

Secondo chi indaga figlia e genero avrebbero nascosto il corpo dell’agricoltore per continuare a percepire la pensione e continuare a guadagnare. Subito dopo la scomparsa di Beppe, prima ancora che si ritrovasse il suo corpo, infatti è stato messo in vendita l’appezzamento di terra dell’uomo,  il cui valore era stato stimato intorno ai 120 mila euro.