Il capo della Cia, l’Intelligence americana, è sicuro circa la volontà della Cina di riprendersi Taiwan: si attende solo di capire quando darà il via all’operazione militare. Un dettaglio non da poco quello riportato da Burns che infiamma ancor di più lo scenario bellico mondiale, ormai scosso da mesi dal conflitto tra Russia e Ucraina. Ecco le sue parole:
La questione non riguarda l’intento della Cina di invadere Taiwan con la forza quanto piuttosto quando avrà intenzione di dare inizio all’operazione. I rischi di un intervento di Pechino entro la fine dell’anno sono bassi, anche se il livello di allerta è in aumento
Bill Burns, capo della Cia
Usa, per Bill Burns la Cina teme che Taiwan si trasformi nella nuova Ucraina
Bill Burns, al Forum di Aspen in Colorado, non ha dubbi circa il piano strategico della Cina di riconquista di Taiwan, tuttavia mancano indicazioni temporali precise a dispetto di una possibile escalation nella forza militare di Pechino. Il riferimento e il confronto non possono che andare alla guerra russo-ucraina, su cui il Dragone sta certamente riflettendo per capire quanto possa essere difficile portare a compimento in maniera vincente un’operazione speciale di questa portata.
Pechino è visibilmente corrucciata dall’andamento della guerra in Ucraina, perché sta assistendo alla dimostrazione che nei tempi correnti non si ottengono vittorie rapide e decisive. La lezione ucraina per la leadership cinese sia che per vincere è necessario mettere insieme una forza ampiamente dominante e superiore all’avversario e ciò coinvolge anche altri settori fondamentali, quali l’informazione e la risposta alle conseguenze di possibili sanzioni.
Bill Burns, capo della Cia
La Difesa americana segue con grande apprensione ciò che accade nel Mar Cinese, anche perché nessuna delle due parti ha giocato a carte coperte. Da un lato la Cina ha più volte dichiarato di voler ricongiungersi con Taiwan dopo l’annessione della separatista Hong Kong, dall’altro gli Usa hanno dimostrato la vicinanza a Taipei con viaggi transatlantici in tempi recenti sotto l’amministrazione Biden. Rimane comunque in piedi l’idea di una soluzione pacifica, sempre nell’ottica del parallelo russo-ucraino:
Nessun conflitto, nessuna guerra: questo è il consenso più importante tra Cina e Stati Uniti
Qin Gang, ambasciatore americano a Pechino
Rinviato a data da destinarsi il viaggio di Nancy Pelosi
Sono specialmente le due presidenze a punzecchiarsi vicendevolmente a suon di dichiarazioni provocatorie. Joe Biden lo scorso maggio sostenne che avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggere Taiwan da una possibile invasione cinese, prima di ritrattare con effetto immediato le sue dichiarazioni. Al tempo stesso Xi Jinping ha mantenuto sempre un profilo molto basso, lasciando parlare spesso i portavoce o il ministero degli Esteri in pieno stile comunista. Si attende di capire che ci sarà l’adulato colloquio tra i due.
Al contempo pare invece sempre più probabile che la speaker della Camera Nancy Pelosi non partirà per Taiwan a stretto giro. L’ultimo a riuscirci fu Gingrich nel 1997, i tempi secondo il parere della Difesa non sono ancora maturi. Insomma, una sorta di guerra fredda al momento fatta più di avvertimenti che di vere e proprie minacce, nella speranza che “l’esempio” di Russia e Ucraina possa far comprendere i danni irreparabili di un conflitto di questa portata.