Al termine di una lunga e laboriosa giornata al Senato, nella giornata di oggi il presidente del Consiglio Mario Draghi si sposterà alla Camera e poi successivamente al Quirinale per annunciare e formalizzare le proprie dimissioni. Vediamo dunque l’iter parlamentare di giovedì.

Draghi alla Camera, manca l’agenda ma non i propositi

Dopo un mercoledì di fuoco per il premier Mario Draghi, che avrebbe persino ottenuto la fiducia grazie ai 95 sì del voto di ieri (il quorum era a 67), la palla passa ora alla Camera dei Deputati dove il clima sembra essere assai meno incerto. Ieri, nonostante i numeri favorevoli, ha prevalso la linea della ragionevolezza, condizione sufficiente per ripartire: o tutti o nessuno, come precisato dall’ex capo Bce in mattinata.

Cosa attendersi dunque nel giorno di comunicazioni alla Camera? Fonti di governo fanno sapere che Draghi non ha una vera e propria agenda in programma, al contrario sembra piuttosto deciso su ciò che dirà prima alla Camera e poi al Quirinale: una nuova richiesta di dimissioni, che in realtà non è stata presentata immediatamente questa mattina ma rimane comunque attesa per il pomeriggio dopo il colloquio con Sergio Mattarella. Appare infatti complicato pensare a colpi di scena dell’ultimo minuto, anche in caso di fiducia ottenuta.

A quel punto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella convocherà i presidenti delle Camere, Casellati e Fico, procedendo al loro scioglimento. Da qui in avanti il futuro è più nebuloso: prima ipotesi prevedrebbe un Draghi ad-interim per completare le manovre e le riforme pendenti; seconda ipotesi sarebbe la formazione di un nuovo governo ad-interim fino alle elezioni, previste in primavera, che però entrerebbe operativo solo a fine settembre e renderebbe necessaria la campagna elettorale dedicata; infine, al momento la più probabile, la chiama alle urne degli italiani in una data compresa tra il 25 settembre e il 9 ottobre. L’ultima volta accadde nel 2013 quando venne poi composto il governo di Enrico Letta.

C’è grande attesa per l’esito anche sulla stampa internazionale, che dedica all’Italia diverse prime pagine con un messaggio comune: l’addio probabile di Draghi sarà un duro colpo per l’Europa.