La dieta di Adriano Panzironi è stata bocciata dal tar del Lazio perché giudicata “dannosa per la salute”.
Il Tribunale amministrativo del Lazio ha, infatti, condannato l’elisir di lunga vita che promette la sopravvivenza fino 120 anni a coloro che acquistano gli integratori indicati dal falso medico.
I punti salienti della sentenza che ha bocciato la dieta di Adriano Panzironi
I punti chiave della sentenza evidenziano la violazione di alcuni princìpi e il “travisamento dei fatti, illogicità manifesta, contraddittorietà, carenza di motivazione e difetto di istruttoria”.
La multa confermata dal Tar per la dieta ideata dal guru, va ad aggiungersi ad una precedente sanzione risalente al 2019.
In quell’anno l’Agcom aveva già multato l’emittente televisiva ‘Life 120 Italia’, per aver continuato a diffondere lo spot ‘Orac Spice’, sollecitando implicitamente l’acquisto di integratori.
Lo spot in questione era già stato sanzionato nel 2018, perché suggeriva l’uso di integratori a scopo terapeutico e curativo.
Secondo l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, si tratta di un integratore che non viene utilizzato secondo i fini illustrati:
“per definizione, può invece avere soltanto l’effetto di ottimizzare le funzioni fisiologiche che sono già nei limiti della normalità.
Per la reiterazione di tale pratica, alla società Life 120 Italia è stata irrogata una sanzione di 250.000 euro”.
In quella occasione, anche altre emittenti televisive sono state multate per aver reiterato uno spot già censurato dal richiamato provvedimento del 13 settembre 2018.
Per tale motivo alle società coinvolte e a Panzironi sono state irrogate sanzioni per complessivi 40.000 euro.
Nonostante le condanne precedenti, il sedicente medico ha ideato un falso elisir di lunga vita e si è ritrovata a doversi difendere ancora una volta davanti alla giustizia.
Anche questa volta il regime alimentare proposto dall’imputato prevedeva l’uso di integratori prodotti dallo stesso Panzironi per allungare la vita.
La dieta vieta i carboidrati e prevede il consumo di latticini, frutta, spezie e integratori con aminoacidi, vitamine e Omega3, con carne di maiale a colazione.
Il Tar del Lazio ha, ancora una volta, dato ragione all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, condannando la dieta di Panzironi con i seguenti motivi:
“Collega in modo pericoloso l’adozione di uno stile di vita alla cura di malattie gravi come il tumore.
gli approfondimenti e le testimonianze trasmesse dal canale sono idonei a ingenerare sfiducia nella medicina tradizionale”.
I giudici hanno continuato, aggiungendo:
“Se è vero che la riduzione degli zuccheri e l’attività motoria determinano il miglioramento delle patologie, come dimostra la medicina tradizionale, è pericoloso, in termini di salute pubblica, collegare all’adozione di uno stile di vita la cura o la regressione di malattie gravi come i tumori o patologie genetiche”.
Le accuse per esercizio abusivo della professione medica
La condanna della dieta suggerita da Panzironi, arriva durante il processo penale che lo accusa di aver esercitato la professione medica senza alcuna abilitazione.
Adriano Panzironi è stato infatti denunciato dall’Ordine dei medici di Roma per esercizio abusivo della professione.
A costituirsi parte civile nel processo l’Ordine dei medici del Lazio, l’Ordine dei giornalisti, l’Ordine dei biologi e l’Associazione panificatori di Confcommercio.
Dall’altro lato, in difesa di Panzironi, sono intervenuti alcuni dei suoi seguaci, convinti di essere guariti da alcune patologie per merito del suo metodo.
Sono infatti circa 70.000 gli iscritti al gruppo Facebook ufficiale di Panzironi, in cui pubblicizza i suoi prodotti e il suo metodo.
Come già accennato, la dieta iperproteica da lui proposta, prevede l’abbandono di carboidrati e alimenti raffinati, in favore di carne, pesce e uova.
Secondo i suoi consigli alimentari, gli integratori alimentari prodotti da Panzironi vanno ad abbinarsi a questo regime alimentare per ottenere i benefici sperati.
Durante le varie udienze del processo in questione sono stati ascoltati alcuni esperti di medicina che hanno confermato quanto concluso dal Tar del Lazio con la sentenza di condanna.