Maya Hawke, dopo aver vestito i panni di Robin Buckley per il Volume 2 della quarta stagione di Stranger Things, si dedica ad altri progetti: il primo che mostra ai suoi ammiratori è il singolo Thérèse, che comparirà nell’album Moss, in uscita quest’anno, il 23 settembre.

Maya Hawke

Maya Hawke: il video esplicito per il nuovo singolo Thérèse

Ad accompagnare la canzone Thérèse, un video che ha fatto scalpore per le sue immagini X-rated.

Diretto dall’attore e regista Brady Corbet (Funny Games), il video è stato girato in modo eccezionale, utilizzando una pellicola 35 mm da Trevor Tweeten. L’effetto accentua i raggi pallidi della luna che emergono nel video girato nell’oscurità dei boschi: al centro, un’orgia, corpi che si incastrano e si intrecciano, al ritmo dreamy della canzone della Hawke. Un baccanale, un momento per perdersi e ritrovarsi, sotto l’occhio buio della notte.

Ma le dolci carezze della carne, tessute a formare un groviglio impossibile da sciogliere, devono cessare in fretta e l’estasi, dunque, si consuma presto, perché la polizia sorprende i ragazzi tutti. Allora, inizia una sfilata dei colpevoli, che procede nella sua marcia verso l’obiettivo: la Hawke canta con i seni nudi, mentre i corpi sono illuminati dalla violenza delle torce della polizia e, subito dopo, assumono dei contorni più morbidi, non appena è la luna a riaccoglierli nel buio.

Questi sono i versi che risuonano durante il finale del video:

“She reminds me of memories.
Sleeping off the growing pains.
When we were sea anemones,
And spelling out each others names.
Whispering inside my red house,
While the adults were asleeping.
I guess Thérèse is just for me.
A quiet I keep on keeping.”

Numerosi sono gli attori che hanno partecipato alla clip musicale e, tra i loro nomi, figura anche quello del fratello della cantante: Levon Hawke. Oltre a lui: Christina Leonardi, Natalie Shinnick, Scott Sweitzer, Celine Sutter, Ghazal, Thea Henry, Leah Scarpati, Queen-Tiye, Karoline, Khaya Cohen, Mackian Bauman, Jack LeGoff, Tomas Espinoza, Katrin Nugent, Kaia Martin, Scout Peterson, Taylor Rosen e Abi Lieff.

Il video è stato prodotto da Maddie Browning e coprodotto dall’etichetta discografica indipendente Mom + Pop.

Le dichiarazioni della cantante

A Dazed Maya Hawke rilascia alcune dichiarazioni sul video musicale, che trova particolarmente espressivo dei sentimenti che voleva esprimere con la sua canzone:

“Brady riusciva a vedere il video molto chiaramente nella sua testa, ma io non potevo immaginare quanto bene la sua idea si adattasse a ciò che volevo rivelare ed esprimere riguardo alla canzone stessa. [Volevo mostrare] quella sensazione che la solitudine è la cosa peggiore, finché non ti rendi conto che è di gran lunga migliore delle cattive compagnie; su quanto siamo liberi da bambini e poi quanto, mentre attraversiamo la pubertà e le convenzioni ci schiacciano tutti, invece di essere noi stessi, iniziamo a provare ad essere come tutti gli altri.”

Ad aver ispirato il videoclip è il fotografo giapponese Kohei Yoshiyuki, conosciuto per la sua serie Koen, una raccolta fotografica che mostra delle persone coinvolte in attività sessuali di notte, nei parchi di Tokyo. E’ dal contrasto di pubblico e privato, evidente negli scatti di Yoshiyuki, che nasce il video:

“In un articolo su Art News, è stato scritto che “le fotografie di Yoshiyuki ci ricordano che il conflitto tra privato e pubblico è senza tempo, eterno, qualcosa con cui tutti dobbiamo confrontarci in ogni aspetto della nostra vita – e a me sembrava vero. Spero che [il video] alla gente piaccia o che lo odi, o qualsiasi altra cosa. Ma spero che li faccia provare qualcosa di diverso dalla vergogna, dall’odio per se stessi e dalla solitudine. Penso che siamo tutti stanchi di sentirci così”.

Ancora, sono queste le parole della Hawke che compaiono negli inviti all’evento che avrebbe mostrato il video in anteprima al New York’s Metographs, il 17 luglio:

“Siamo tutti continuamente bombardati da immagini negative e alterate dei corpi, che lo vogliamo o meno. L’ “arte” che ho visto sulla sessualità quando stavo crescendo (ad essere onesti… sto ancora crescendo) mi ha aiutato a liberarmi da una cultura che sembra volere che tutti noi dobbiamo odiare noi stessi e temere gli altri.”