L’Italia si piazza al primo posto della classifica dei Paesi con i più alti costi sanitari derivanti dall’uso di gas metano – potentissimo gas serra – negli impianti termoelettrici: si tratta di 2,17 miliardi di euro sugli 8,7 miliardi pagati dagli Stati membri dell’Ue e dal Regno Unito. La classifica e l’analisi del consumo in Italia di gas naturale, principalmente costituito da metano – sempre più al centro del dibattito sulle strategie di transizione energetica e decarbonizzazione – sono emersi da un report del WWF intitolato Le emissioni di metano in Italia.
Emissioni metano in Italia, i numeri
Secondo il report del WWF Le emissioni di metano in Italia, nel nostro Paese nel 2019 le emissioni di metano sono state circa 1700 migliaia di tonnellate, circa il 12,9% in meno di quelle registrate nel 1990: i settori che danno il contributo maggiore troviamo sono l’agricoltura con il 44,2%, la gestione dei rifiuti con il 37,9% e l’energia con il 17,9%, rappresentato maggiormente dalle cosiddette emissioni fuggitive. Domenico Gaudioso, autore dello studio, ha spiegato meglio questi numeri durante un webinar:
“Tra il 2000 e il 2019 l’Italia è stata – tra i Paesi europei – il quarto per riduzione delle emissioni di CO2, ma per le emissioni di metano le azioni sono state molto meno efficaci e nella graduatoria risulta solo 18esima”
Numeri che non rendono il futuro del nostro Paese particolarmente roseo, come spiega la responsabile Clima ed Energia del WWF Maria Grazia Midulla:
“Siamo molto preoccupati in questo momento rispetto al gas: prevediamo nei vari decreti contratti per i rigassificatori fino al 2043, questo è un modo di prevedere il nostro futuro energetico molto discordante con gli impegni che abbiamo preso”
Cosa comporterebbe la riduzione di emissioni di metano
Come si legge dal report del WWF, la riduzione di emissioni di gas metano in Italia porterebbe molti vantaggi sia sul piano ambientale che della salute dei cittadini:
“Sebbene il metano sia molto meno abbondante nell’atmosfera rispetto alla CO2 assorbe, però, la radiazione infrarossa termica in modo molto più efficiente e, di conseguenza, ha un potenziale di riscaldamento globale circa 80 volte più forte per unità di massa della CO2 su una scala temporale di 20 anni e circa 30 volte più potente su una scala temporale di 100 anni. Il metano contribuisce anche alla produzione di ozono troposferico un inquinante che danneggia la salute umana, la produzione di cibo e gli ecosistemi, con conseguenze particolarmente significative per il nostro Paese sia in termini di pressione ospedaliera che di perdite totali e relative di alcuni raccolti”
La riduzione di emissioni di metano avrebbe un grande impatto anche sul riscaldamento atmosferico. Per questo motivo il WWF – in attesa dell’approvazione del regolamento europeo sul reporting delle emissioni di metano di origine energetica – chiede al ministro della Transizione ecologica di fare qualcosa:
“In attesa dell’approvazione ufficiale del regolamento europeo sul reporting delle emissioni di metano di origine energetica sarebbe auspicabile che il Ministero della Transizione Ecologica provvedesse a colmare il vuoto normativo, anticipando gli obblighi per le aziende e incaricando un organismo tecnico di fornire gli indirizzi tecnici per la messa a punto dei sistemi di monitoraggio. Ma, soprattutto, è urgente anche in Italia la preparazione di una Strategia per il metano, allineata a quella europea e integrata con il Piano Nazionale Energia e Clima, attualmente in fase di revisione per garantirne l’allineamento con i nuovi obiettivi europei al 2030 e al 2050”
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