Nel giorno del 30° anniversario della strage di via d’Amelio, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella commemora la persona del giudice Paolo Borsellino. Un lungo commento che ha reso onore alla memoria del giudice e che allo stesso tempo ha riaperto il tema legato al depistaggio delle indagini.

Per Mattarella Borsellino era convinto di estirpare il male alla radice

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato con una lunga lettera la figura del giudice Paolo Borsellino, ucciso il 19 luglio 1992 dalla mafia nella strage di Via d’Amelio:

Paolo Borsellino, come Giovanni Falcone e altri magistrati, fu ucciso dalla mafia perché, con professionalità, rigore e determinazione, le aveva inferto un colpo durissimo, svelandone la struttura organizzativa e l’attività criminale. La mafia li temeva perché avevano dimostrato le sue debolezze e che la Repubblica era in grado di sconfiggerla con la forza del diritto. Oggi desidero rendere omaggio alla sua memoria e a quella degli agenti della sua scorta, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina, che con lui persero la vita a causa del loro impegno in difesa della legalità delle istituzioni democratiche

Il giudice palermitano si stava recando nell’abitazione della madre pochi giorni dopo la celebre espressione “siamo morti che camminano“:

Paolo Borsellino aveva la ferma convinzione che la lotta alla mafia si realizzasse efficacemente non solo attraverso la repressione penale, ma soprattutto grazie a un radicale cambiamento culturale, a un impegno di rigenerazione civile, da praticare nelle scuole. Preservarne la memoria vuol dire rinnovare questo impegno e negare ogni tentativo di compromesso, di acquiescenza e di indifferenza che aprono la strada alla sopraffazione. Il suo ricordo impone di guardare alla realtà con spirito di verità, dal quale l’intera comunità non può prescindere.

Infine, il passaggio più delicato su quella verità che non è mai arrivata dopo trent’anni anche a causa dei numerosi tentativi di ingannare la giustizio attraverso un forte lavoro di depistaggio:

C’è un desidero indispensabile di verità che permea le aule di giustizia affinché i processi ancora in corso disvelino appieno le responsabilità di quel crudele attentato e degli oscuri tentativi di deviare le indagini, consentendo così al Paese di fare luce sul proprio passato e poter progredire nel presente. Con questo spirito e nell’indelebile ricordo di Paolo Borsellino, rinnovo ai suoi figli e ai familiari degli agenti caduti, i sentimenti di gratitudine e di vicinanza dell’intero Paese

Il presidente del Consiglio si allinea all’unanime cordoglio

Anche il premier Draghi, salito al Quirinale questa mattina alla vigilia delle consultazioni parlamentari di domani

Paolo Borsellino è un eroe della Repubblica: insieme a Giovanni Falcone ha inferto colpi durissimi ai vertici di Cosa Nostra e posto le basi per un nuovo modo, moderno ed efficace, di combattere la mafia. E’ rimasto determinare a proseguire il lavoro portato avanti insieme al suo fedele compagno, la sua morte rimane una macchia sulla storia italiana e sulle nostre istituzioni che non seppero proteggerlo. Ricercare l’intera verità è il modo migliore per commemorare chi ha perso la vita al servizio dell’Italia