In un periodo di crisi come quello che sta vivendo l’Italia dopo l’emergenza Covid e tutt’ora legato al conflitto in Ucraina c’è un dato positivo. Nel nostro paese secondo un recente rapporto Istat nel mese di maggio 2022 si è attestata una netta crescita per entrambi i flussi commerciali con e dall’estero. I dati parlano chiaro c’è stato un aumento del +4,8% per l’export e dello +0,3% per le importazioni. Nello specifico questi dati sono dovuti ad un incremento sostanziale delle vendite verso le aree, Ue con un +4,9% ed extra Ue con un +4,6%. Allargando lo spettro di analisi nel trimestre marzo-maggio 2022, rispetto al precedente, l’export cresce del 7,9%, l’import del 10,1%.
Cosa incide di più sui dati portati da Istat
In un periodo dove l’economia sembra ferma, i settori che contribuiscono maggiormente all’aumento dell’export sono da segnalare nella produzione dei metalli di base e prodotti finiti in metallo, esclusi macchine e impianti con un dato relativo ad un +33,5%, prodotti petroliferi raffinati +118,5%, articoli farmaceutici, chimico-medicinali +46,4% e prodotti alimentari, bevande e tabacco +28,2%.
L’analisi proposta da Istat poi si sposta sui diversi paesi
I paesi che forniscono i contributi maggiori all’incremento dell’export nazionale sono Stati Uniti con un aumento del 42,0%, Germania +27,1% e Francia +31,7%. Tutti questi aumenti però sono accompagnati anche da frenate importanti soprattutto sul panorama extra Ue. Data la situazione storico-politica le vendite verso Russia cedono il passo con un -9,5%, segue la Cina con -9,1%. Oltre all’Istat ad analizzare la situazione è anche Coldiretti.
La maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana
In questo settore il nostro paese, tralasciando le criticità riscontrare sul fronte grano e cereali, è stato riscontrato un 21% in più in tutto il 2022 per le esportazioni alimentari. A margine è arrivata anche la nota: “Nonostante i mesi di guerra le esportazioni alimentari nazionali sono in aumento sul record annuale di 52 miliardi fatto registrare nel 2021, spinti anche dall’euro debole sui mercati extra Ue”.