Alle comunicazioni che il presidente del Consiglio, Mario Draghi, terrà alle Camere mercoledì, seguirà un voto di fiducia con chiama nominale dei parlamentari. E’ quanto emerso dalla capigruppo della Camera, secondo quanto si apprende. Secondo la prassi parlamentare, Draghi dovrebbe riferire prima in Senato (dove ha incassato la prima fiducia all’inizio del suo mandato) e poi consegnare il testo del suo intervento alla Camera. Ma su questo ordine, si apprende, si deciderà domani, a seguito di una consultazione tra i presidenti del Senato, Elisabetta Casellati, e della Camera, Roberto Fico, su istanza di alcuni gruppi che hanno chiesto di iniziare dalla Camera.
Lo scenario che si va prefigurando però non è dei migliori: Mario Draghi, oggi all’estero, non ha cambiato idea. Questo è quello che filta stamattina dai più stretti collaboratori del premier. Anche al Quirinale non sprizzano ottimismo anche se fino alla fine faranno tutto il possibile per cercare di trattenere Mario Draghi a palazzo Chigi: Mattarella conta soprattutto sulle pressioni internazionali che sono piovute copiose sulla sua scrivania oltre che su quella di Mario Draghi. Già, perché la notizia è che Bruxelles e Washington non hanno mandato messaggi soltanto all’ex presidente Bce ma anche direttamente al Capo dello stato. Insomma, al Colle confidano più su questo che non sulla reale volontà dei partiti di riuscire a convincere Mario Draghi. Riusciranno i poteri forti internazionali a fare il miracolo?