I ritrovamenti fiumi in secca sono uno degli argomenti più frequenti in quest’ultimo periodo, a causa della grave siccità che sta colpendo l’Italia.

Dai letti aridi di alcuni fiumi italiani sono riemersi antiche ricchezze, un tempo sommerse.

Ritrovamenti fiumi in secca: tesori sommersi da millenni

La crisi idrica che ha colpito il nostro Paese potrebbe generare gravi effetti per l’agricoltura e l’ambiente.

L’unica nota positiva in questa difficile situazione è il ritrovamento di antichi tesori sommersi da millenni.

Con l’abbassamento delle acque, infatti, sono emersi oggetti e reperti di un certo valore storico e in particolare dal fiume Po.

Lungo il letto del Po, al confine con il Veneto, sono stati ritrovati i resti veicolo militare semicingolato della Germania nazista.

Dai racconti degli abitanti più anziani della zona si evince che la sua presenza nelle acque del fiume non fosse del tutto sconosciuta. Pare che, nel secondo Dopoguerra, alcune sue parti venissero usate come trampolino di lancio per tuffarsi nel fiume.

Secondo i volontari del Museo della Seconda Guerra Mondiale, situato nei pressi del luogo del ritrovamento, il mezzo era stato probabilmente abbandonato dai nazisti nel 1945 che, in assenza di ponti, avevano provato ad attraversare il fiume in modo alternativo.

Poco distante da questo antico reperto, è stato ritrovato un vecchio ponte di chiatte, costruito utilizzando delle grosse zattere galleggianti.

Pare che tale ponte venne distrutto nel 1944 dagli angloamericani per tagliare la possibilità di rifornimenti alle truppe tedesche.

Percorrendo qualche chilometro più a ovest, sono riemersi i relitti di due bettoline.

Si tratta di grosse chiatte che venivano utilizzate per il trasporto di merci e rifornimenti sul fiume.

Ma, i reperti archeologici più antichi sono quelli emersi dal fiume Oglio.

La secca del fiume, ha portato alla luce i resti di pali lignei, utilizzati per la costruzione delle palafitte, risalenti presumibilmente all’età del Bronzo.

Dal fiume Adige, sono venuti a galla, invece, alcune parti delle mura del Castello Morando, costruito tra il 1262 e il 1387, dalla famiglia Scaligeri.

Questi e altri casi simili continuano a verificarsi in molti fiumi d’Italia, insieme ad oggetti e vestiti appartenenti a tempi più recenti.

Il rilancio del turismo archeologico

L’agricoltura e l’ambiente sono i più colpiti dalla siccità.

I danni principali, dovuti alle alte temperature e all’assenza di precipitazioni, hanno causato lo svuotamento dei corsi d’acqua, ma da questa difficile situazione è scaturita una situazione inaspettata.

L’abbassamento dei livelli delle acque nei fiumi italiani ha fatto riemergere antichi tesori e questo ha fatto scaturire la curiosità di molti, generando un vero e proprio turismo archeologico.

Secondo i più esperti, si tratta di numeri che non si erano mai visti prima.

A confermarlo è Paolo Panni, eremita del Po:

“Quest’anno ho notato un aumento delle persone che venivano a cercare reperti, forse incentivati dal fatto che le TV hanno parlato di ritrovamenti più degli altri anni. La cosa che spero è che questi reperti vengano consegnati, perché è obbligatorio farlo, non si possono tenere”.

Panni ha continuato, aggiungendo:

“Ogni volta che c’è una magra, dal Po escono reperti archeologici di epoca medievale, romana e più recente, ma anche diversi fossili. Riemerge di tutto.

Quest’anno, poi, c’è stata più secca degli altri anni. Da almeno 10-15 anni in questo periodo ci sono magre, anche se non forti come quest’anno. La cosa strana è che invece dovrebbe esserci la piena primaverile. Credo sia un segno evidente del cambiamento climatico.

A Cremona il fiume è sceso a livelli record, -8 sul livello idrometrico”.

Davide Persico, professore associato di Paleontologia all’Università di Parma, ha spiegato:

“A permettere il ritrovamento di reperti non è solo la magra del fiume, ma l’alternanza tra una piena, che smuove i sedimenti, e una secca che li fa riemergere”.