Sandro Ciotti senza il poeta della radio da 19 anni. Già, perché Sandro Ciotti è stato, la radio. Uno che ha saputo raccontare le partite di Calcio con interventi secchi, precisi, bravo al punto da saper impiegare il vocabolario con rara incisività nell’utilizzo delle parole. Appropriate in ogni circostanza.
In questi specifici e rari casi verrebbe da dire ciò che menzionavano i nostri saggi parenti con i capelli bianchi: “Lo hanno fatto con lo stampino ma poi lo strumento l’hanno buttato via”. Esattamente. Chi si è saputo appassionare non avrebbe più mollato, la relazione con il mezzo radiofonico. Perché Sandro Ciotti sarebbe riduttivo affermare che fosse in grado di attirare il popolo del Calcio solo per il suo timbro della voce, dovuto a una raucedine mal curata dopo una giornata passata sotto l’acqua in una competizione internazionale. Situazione poi aggravata dal fatto che fosse un fumatore incallito.
Ciotti ha messo in gioco sé stesso sapendo condire le partite trattate con una graffiante ironia, come quando vide arbitrare male uno del livello di Concetto Lo Bello e lui chiuse il commento ricordando che avesse diretto in maniera pessima davanti a “migliaia di testimoni”, presenti allo stadio Olimpico di Roma. Ci ha saputo fare, perché, pur consapevole del suo vastissimo repertorio di citazioni, ha continuato come i grandi direttori d’orchestra a fare il suo. Fosse una partita della Coppa dei Campioni o una gara del campionato italiano.
La stima e la considerazione l’hanno saputa dimostrare nelle trasferte delle squadre romane ogni volta che entrava nel ristorante raduno con tutti quanti i giovani colleghi di diverse testate che si alzavano in piedi andando a recare il personale omaggio a uno che sembrava discendere dal Partenone, tanto è stato bravo, in tanti anni di RadioRai e di “Tutto il Calcio Minuto per Minuto”.
La storia umana – Nato a Roma nel novembre del 1928, il bambino Alessandro Ciotti vive, in maniera casuale e per i rapporti familiari, un episodio singolare: il padrino di battesimo è il noto poeta romano e romanesco Trilussa.
Ma a 15 il giovane Ciotti resta orfano del padre, che, praticante il Canottaggio nelle discutibili acque del fiume Tevere, subisce una leptospirosi fulminante a seguito di una ferita. Anche Alessandro è tenace, come atleta, ed entra nelle giovanili della Società Sportiva Lazio, prima come difensore poi come mediano. Il suo allenatore è Dino Canestri, il suo sogno quello di andare a giocare per il Torino. Ma lui frequenta l’Accademia di Santa Cecilia per affinare il rapporto con la Musica. Per tutte le lezioni che deve osservare non può più pensare costantemente al Calcio giocato. Ma nel 1945-1946 va alla Viterbese partendo dalla Lazio giovanile, poi gioca nel Frosinone in Interregionale (l’attuale Serie D) quindi nell’Anconitana e nel Forlì, sempre nell’antica Quarta Serie. Chiuderà nella Terracinese l’avventura da calciatore.
Nel 1954 inizia il percorso giornalistico collaborando prima con La Voce Repubblicana, organo del Partito Repubblicano Italiano, da cronista musicale passerà a Il Giornale d’Italia e a Momento Sera. Nel 1958 entra in RAI e sarebbe un amore durato una vita intera, con un crescendo rossiniano di attenzione e considerazione, dei colleghi come dei suoi superiori. E il pubblico non avrebbe mai più lasciato la radio, per merito della sua bravura nell’espressione del racconto degli avvenimenti sportivi e delle singole partite di Calcio.
Prima di arrivare a essere il gigante delle radiocronache sportive, il cammino sarebbe stato intenso, con l’amata Musica, di diversi generi. Nel 1959 racconta “L’angolo del Jazz”, poi la rubrica “L’Uomo del giorno” per la trasmissione Domenica Sport. Dal 1962 al 1970 conduce la rubrica cinematografica Ciak insieme a un altro grandissimo dei mezzi di comunicazione, Lello Bersani.
Sandro Ciotti ha seguito 40 edizioni del Festival di Sanremo, dal 1962 al 2002 e nel 1967 fu il primo, purtroppo, a dare la notizia della morte di Luigi Tenco. Nello Sport ha seguito ben 14 edizioni delle Olimpiadi da Roma 1960 in avanti. 15 volte è stato la voce del Giro d’Italia, 9 volte quella del Tour de France e quasi 2.500 partite di Calcio fino al 1996, anno in cui andò in pensione. Senza contare che sarebbe stato illuminante conduttore della Domenica Sportiva quando la RAI aveva sdoganato i radiocronisti mostrandoli, dopo una grandissima intuizione di Renzo Arbore, nella sede televisiva. Con l’ovvio intento di far conoscere i volti delle apprezzatissime voci di “Tutto il Calcio Mintuo per Minuto”.
Di lui vanno ricordate cose diverse, rispetto ai campi di Calcio: la canzone Veronica con Enzo Jannacci, che subì una censura, Volo di Peppino Di Capri. Nel 1976 aveva prodotto un documentario ancora oggi applaudito in tutta Italia e tradotto in tante lingue, “Il Profeta del Gol”, dedicata a Johann Cruijff.
Alcune sue citazioni fanno parte della storia della letteratura sportiva, come “il campo per destinazione” o l’inapprezabile ventilazione. E ancora nel 1994, ai Mondiali, quando esclamò, in diretta: “Santo Dio, era ora!” al gol di Baggio con la Nigeria che ci portò, in inferiorità numerica, ai tempi supplementari.
Ironico fino al suo ultimo intervento – Nella sua ultima radiocronaca l’ultimo graffio, dopo essere stato interrotto tante volte dai colleghi per il subentrare delle variazioni di risultati provenienti dagli altri campi: “Nella radiocronaca che ho tentato di portare a termine chiuse così, una grandissima epopea delle sue pennellate: “Soltanto 10 secondi per dire che quella che ho tentato di concludere è stata la mia ultima radhttp://www.figc.itiocronaca per la Rai. Un grazie affettuoso a tutti gli ascoltatori, mi mancheranno”.
Sandro Ciotti è morto al Policlinco Agostino Gemelli di Roma il 18 luglio del 2003 dopo una lunga malattia di 74 anni. Il giorno dopo una folla commossa lo ha accompagnato in Piazza del Popolo, nella Chiesa degli Artisti, la Basilica di Santa Maria in Montesanto. Riposa nella tomba di famiglia del Cimitero Monumentale del Verano.
Nel 2013, a 10 anni dalla scomparsa, il canale Rai Storia ha prodotto e trasmesso “Sandro Ciotti, un uomo solo al microfono”, un pregiato documentario realizzato da Alessandro Chiappetta.
Quell’ultimo atto di riconoscenza e amore fraterno firmato da Bruno Gentili, suo allievo
“Scusa Sandro, ma non ti sento più. La tua voce mi arriva in lontananza, è debole. Adesso è scomparsa. Ma forse abbiamo dei problemi tecnici. Poveri tecnici, quante volte li abbiamo tirati in ballo quando le cose non funzionavano. Succedeva, ricordi, che per fumarti una sigaretta in santa pace, decidevi durante la radiocronaca di girarmi la linea e tutto saltava. Perché maldestramente avevi toccato qualche cursore.
Sai che ti dico? Ti sei goduto la radio più bella, quella sobria, pacata, senza eccessi. Quelle radioline dall’ascolto un po’ ruvido, come la tua voce, inconfondibile.
Abbiamo visto le stesse partite, gli stessi gol. Ma l’idea di parlare dopo il tuo sapere, mi terrorizzava. Del resto, cosa avrei potuto aggiungere al tuo alfabeto calcistico e alle tue frasi tornite, ricercate? Ad un lessico che ti valse nientemeno che l’ammirazione di Carlo Bo. Mille vocaboli di scorta, mille neologismi pronti all’uso.
Adesso però vorrei che riprendessi tu la linea. Portati via il microfono. Senza di te , lo sai, non è più lo stesso”.