Si conclude con la cattura in Montenegro la fuga del 48enne di Como Massimo Riella, evaso dal carcere in attesa del giudizio per tentata rapina a una coppia di anziani.

Como, fondamentale la cooperazione con l’Interpol per la cattura di Massimo Riella

Importante successo dell’Interpol, che a Podgorica (in Montenegro) ha catturato il latitante Massimo Riella, 48enne di Como evaso durante un permesso speciale per visitare la tomba della madre defunta a Gravedona.

Un blitz efficace e vincente che conclude una fuga durata quattro mesi, da quel 12 marzo quando si persero le tracce di Riella. Il Nucleo Investigativo della Polizia Penitenziaria, in accordo con il Sostituto Procuratore della Repubblica di Como Alessandra Bellù, era da tempo sulle sue tracce, informando costantemente l’Interpol sui suoi movimenti. Da circa un paio di settimane l’uomo si era stabilito al confine serbo-montenegrino, prima che le autorità ricostruissero con estrema precisione il luogo in cui si nascondeva.

Sulla sua latitanza ci sono molti interrogativi, a cominciare dai complici che lo hanno aiutato a viaggiare per migliaia di chilometri. Riella, comunque, racconta di essere stato ferito durante la fuga e di aver pensato di costituirsi senza però accettare il ritorno nel carcere di Como. Poi l’abilità di scomparire nei boschi della Val d’Intelvi, che conosceva molto bene dato il suo passato da bracconiere. Solo oggi, inoltre, il suo avvocato ha confessato di averlo incontrato nei primi tempi dal giorno della fuga.

Il 48enne si trovava in attesa di giudizio per una rapina ai danni di una coppia di anziani avvenuta lo scorso ottobre. Già allora l’uomo aveva cercato di sfuggire alle forze dell’ordine, prima di essere catturato nelle aree limitrofe. Per ottenere il permesso di vista al cimitero di Gravedona, dove è sepolta la madre, aveva organizzato una protesta silenziosa arrampicandosi sul tetto del carcere di Como, prima di vedere accontentata la sua richiesta.