Si è conclusa sabato sera la missione in Medio Oriente del presidente americano Joe Biden, conclusa con la tappa in Arabia Saudita dopo il viaggio in Israele. L’evento ha rappresentato un qualcosa di unico dal momento che i dialoghi tra le parti sono ripresi dopo anni di totale silenzio. Nonostante i tentativi di distensione restano comunque sullo sfondo alcune frizioni come dimostrato dal tocco di pugno di Biden al principe ereditario Mohammed bin Salman, a cui non ha “voluto” stringere la mano per il caso Kashoggi.

Le conquiste di Joe Biden in Medio Oriente sono pressoché totali

Può ritenersi complessivamente soddisfatto Joe Biden in merito al suo primo viaggio in Medio Oriente durante la sua permanenza alla Casa Bianca. Il presidente degli Stati Uniti ha ribadito il ruolo Usa sull’intera regione, riuscendo anche a strappare il sì all’Arabia Saudita in merito all’aumento delle forniture di petrolio e l’apertura a Israele dello spazio aereo di Riyad, che non riconosce ufficialmente Gerusalemme. Dribblati a volte con qualche difficoltà i paletti e gli ostacoli annunciati e quelli imprevisti.

Nella giornata conclusiva di sabato Biden ha presenziato al Consiglio di Cooperazione del Golfo, insieme ad Arabia Saudita, Iraq, Egitto ed Emirati Arabi Uniti, ed è proprio al termine dell’assemblea che ha rilasciato le dichiarazioni più importanti dell’intero viaggio:

Non ce ne andremo dal Medio Oriente, non vogliamo lasciare un vuoto che può essere colmato da Cina, Russia o Iran. Costruiremo una leadership americana attiva

Capitolo petrolio, l’Arabia Saudita ha confermato la volontà di aumentare la fornitura di petrolio agli Stati Uniti, arrivando fino a un massimo di 13 milioni di barili al giorno come produzione interna. Un vantaggio anche per il mercato internazionale in ottica di abbassamento dei prezzi del greggio, a cui si aggiunge l’impegno promesso dal Qatar sull’esportazione di Gnl. Sul tavolo è stato inoltre posato per la prima volta il dossier della transizione energetica verso le fonti rinnovabili, sebbene il leader saudita Bin Salman abbia avvertito i colleghi della necessità di più passaggi intermedi nel processo.

Massima trasparenza saudita sul caso Khashoggi

Tornando sulla questione geopolitica, Biden teneva a dare una prova di forza e compattezza rispetto alla minaccia nucleare dell’Iran. La volontà degli Stati Uniti rimane il raggiungimento di un accordo diplomatico con Teheran, anche perché altrimenti si arriverebbe rapidamente a un’escalation militare. C’è comunque l’interesse comune e condiviso dei Paesi del Golfo di unire le forze di Difesa in ottica di un possibile attacco futuro. Il presidente americano, infine, ha sottolineato come il Medio Oriente possa definirsi libero da ogni forma di guerra, sebbene rimanga una minima presenza a stelle e strisce sul territorio per prevenire ogni dissidio etnico.

Infine, un’ammissione schietta sull’affaire Jamal Khashoggi, il giornalista dissidente saudita ucciso a Istanbul nel 2018 presumibilmente per mano di Mohamed bin Salman, attuale leader della nazione:

Ho detto chiaramente cosa pensavo allora e cosa penso oggi, non resterò in silenzio. Lui sostiene di non essere responsabile di aver intrapreso azioni punitive nei confronti degli esecutori, mi ha detto che ogni Paese ha i suoi scheletri nell’armadio, Stati Uniti compresi