La vicenda del pranzo “proibito” a Sardara è cominciata durante il lockdown di Aprile 2021, quando in uno stabilimento termale si erano ritrovate una quarantina di persone tra dirigenti regionali, politici e sindaci per una riunione. Oggi la Procura di Cagliari ha avanzato cinque richieste di rinvio a giudizio e una proposta di archiviazione nei confronti di Antonio Casula.
Terminati gli accertamenti e gli interrogatori dopo la chiusura dell’inchiesta sul pranzo “proibito” di Sardara, nei confronti di sei indagati, la Procura di Cagliari ha avanzato cinque richieste di rinvio a giudizio e una proposta di archiviazione delle accuse nei confronti di Antonio Casula, ex comandante regionale del Corpo Forestale.
In cinque dovranno comparire davanti al giudice per le udienze preliminari al termine dell’inchiesta sul pranzo alle Nuove Terme di Sardara, interrotto il 7 Aprile dello scorso anno dalla Guardia di Finanza per violazione delle norme anti-assembramento previste per la zona arancione che in quei giorni erano state imposte nell’Isola per l’emergenza Covid. Il locale, in teoria, poteva accogliere solo gli ospiti delle terme., ma il manager del complesso ha chiamato qualche amico, lasciando libera la possibilità, per ciascun invitato, di portare qualche altra persona.
Un pranzo a cui avevano partecipato una quarantina di persone, tra direttori generali della Regione, vertici di aziende sanitarie e di enti strumentali, politici, sindaci e amministratori, tutti poi multati per il mancato rispetto delle prescrizioni. Il Pubblico Ministero Giangiacomo Pilia, che ha coordinato le indagini della Finanza, ha chiesto la fissazione dell’udienza preliminare contestando il peculato per l’uso del mezzo militare al colonnello Marco Granari, comandante del 151° reggimento della Brigata Sassari, al suo vice Mario Piras, tenente colonnello e al segretario del Comandante, il caporal maggiore Davide Concas.
A tutti e tre vengono anche imputati alcuni falsi per aver provato a giustificare la trasferta alle terme per ragioni di servizio, oltre a reati di natura militare. Chiesto il rinvio a giudizio con l’ipotesi di favoreggiamento anche per il sindaco di Mandas, Umberto Oppus e per il manager del complesso termale, Giovanni Corona, questi, nel corso degli interrogatori seguiti all’apertura del fascicolo, avrebbero rilasciato false dichiarazioni agli inquirenti e concordato con i tre militari indagati la versione da fornire al magistrato.
Chiesta l’archiviazione per il pranzo “proibito” alle terme di Sardara
Ma il Pubblico Ministero ha anche chiesto al Gip di archiviare l’accusa di omissione d’atti d’ufficio ipotizzata nei confronti dell’ex numero uno dei Forestali, Antonio Casula. Il comandante era finito nei guai perché, da pubblico ufficiale, secondo una prima ipotesi d’indagine non sarebbe intervenuto per far rispettare le norme anti-Covid, nonostante le competenze specifiche che riguardavano proprio i controlli durante la pandemia.
Chiusa l’inchiesta, il dirigente, difeso dall’avvocata Anna Maria Busia, si è fatto interrogare nuovamente e ha presentato documenti e numerose memorie. “Siamo soddisfatti della richiesta del pubblico ministero”, conferma la legale, “abbiamo cercato di spiegare nel corso di questa indagine ogni aspetto della vicenda, del ruolo e delle responsabilità del mio assistito”.
Nell’attesa che si pronunci il Gip, anche Casula, quindi può tirare un respiro di sollievo e ammette:
“Esprimo grande soddisfazione per la richiesta di archiviazione, arriva dopo oltre un anno di processi sommari e mediatici anche da parte di chi, per i ruoli istituzionali ricoperti, avrebbe dovuto usare più prudenza. Ho sempre avuto piena fiducia nella magistratura ed ero convinto del mio corretto comportamento istituzionale in qualità di Comandante del Corpo Forestale. Esprimo gratitudine alla mia avvocata”.
Nei mesi scorsi il Pilia aveva già fatto cadere l’ipotesi di peculato per essere andati alle terme con l’auto di servizio formulata al direttore generale di Forestas, Giuliano Patteri e dell’ex manager dell’Azienda ospedaliero universitaria, Giorgio Sorrentino. Entrambi, a seguito degli accertamenti, hanno dimostrato di essere andati al pranzo “proibito” alle terme di Sardara convinti di essere stati convocati in ragione del proprio ufficio.