La scia della sentenza sul caso di omicidio di Serena Mollicone, che ha portato all’assoluzione degli indagati, lascia reazioni contrastanti tra gli attori coinvolti. Da un lato la rabbia della famiglia della giovane ragazza morta nel 2001, dall’altro il senso di leggerezza e libertà dei fratelli Mottola e della loro madre.

Omicidio Mollicone, caos e tafferugli all’uscita dall’Aula del Tribunale

Il giorno dopo la lettura della sentenza che ha assolto i cinque indagati per l’omicidio di Serena Mollicone, c’è poco spazio per le parole e un grande sentimento di incertezza di mancata giustizia. Dopo le parole di ieri dello zio di Serena sono arrivate anche quella dell’avvocato Dario De Santis, che rappresenta il padre della vittima, Guglielmo, scomparso nel 2020. Ecco il suo commento:

La sentenza dei giudici rappresenta una sconfitta anche per lo Stato italiano, che ha nella giustizia una delle sue funzioni cardine. Non mi soffermo oltre perché prima vorrei leggere le motivazioni, ma il dato oggettivo della vicenda è che dopo 21 anni non è stata fatta ancora giustizia per Serena. L’unica cosa positiva è che la morte ha risparmiato al padre Guglielmo di assistere in prima persone a questa cocente delusione. La nostra volontà rimane quella di andare fino in fondo alla ricerca della verità e della giustizia

Dario De Santis, avvocato della famiglia Mollicone

Per conoscere le motivazioni che hanno spinto i giudici di Cassino a pronunciarsi con questo verdetto bisognerà però attendere l’autunno, più o meno a metà ottobre. Ciò che rimane sono le immagini che le grida che hanno seguito l’emanazione della sentenza di assoluzione. I fratelli Mottola hanno infatti rischiato il linciaggio in Aula e sono stati scortati in mezzo alla calca inferocita all’esterno del Tribunale, prima di raggiungere l’hotel in cui alloggiano momentaneamente. Qui si è tenuta una conferenza stampa dove i diretti interessati hanno espresso le loro ragioni dopo aver scampato l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere.

Visibilmente sollevata la madre Anna Maria, che ha parlato di “vacanze meritate” dopo un periodo di grande pressione, mentre il marito Franco, ex carabiniere, ha negato ogni insinuazione sull’accusa di depistaggio delle indagini:

Non c’è accusa che mi ha ferito più delle altre, con questa storia non c’entriamo niente e ogni cosa detta contro di noi ci ha feriti, sapevamo di essere innocenti

Franco Mottola, uno dei cinque indagati

Non ci piace essere al centro dell’attenzione, ora vogliamo recuperare il tempo perso e stare con le nostre famiglie e i nostri bambini. Non vediamo l’ora di andare a casa ad abbracciare i nostri cari

Marco Mottola, uno dei cinque indagati

Ha prevalso la logica, la ragionevolezza e l’onestà intellettuale. Un ruolo chiave nella sentenza è stata giocata dall’assiduo lavoro di consulenza tecniche e scientifiche che hanno demolito l’impianto dell’accusa. Noi comunque lavoreremo insieme alla Procura per trovare i veri colpevoli, sappiamo che la verità si nasconde sulle impronte rinvenute sul nastro adesivo. Non è più il momento di perdere tempo con persone innocenti

Carmelo Lavorino, criminologo ed esperto forense per la Difesa