Il presidente americano Joe Biden si è recato a Betlemme per una breve visita con il leader palestinese Abu Mazen, prima di riprendere il dossier in Medio Oriente con il viaggio in Arabia Saudita.

Biden chiede la ripresa dei negoziati ma per Abu Mazen è ancora presto

Parole di conforto e di sostegno arrivano da Joe Biden dirette al popolo palestinese, un’apparente dimostrazione di vicinanza supportata anche dall’invito esplicito che il presidente americano ha rivolto a Israele in merito alla ripresa dei negoziati di pace fermi da oltre 8 anni. Tuttavia, per Biden la missione è destinata a fallire, ma dal suo punto di vista la parte più spinosa del viaggio può dirsi ormai alle spalle.

Il capo della Casa Bianca, in sintesi, ha ribadito ciò che aveva dichiarato anche a Tel Aviv, vale a dire il concetto di “soluzione dei due Stati”:

Per me è un grande onore essere di nuovo qui a Betlemme. La Palestina merita uno Stato indipendente, tutta la popolazione necessita di un clima politico orientato alla pace. E non c’è pace senza Palestina e Israele, senza una soluzione dei due Stati. Accolgo l’invito di Abu Mazen a fare di più come America per far sì che ciò accada, le nostre mani sono sempre tese alla ricerca del bene comune. Non dobbiamo mai dimenticare che l’odio non è sconfitto, ma si nasconde, e alle future generazioni dobbiamo insegnare a non ripetere i massacri a cui abbiamo assistito (in riferimento all’Olocausto).

Abu Mazen ha successivamente ribadito che i tempi per i negoziati non sono maturi e ha chiesto a Biden di fare in modo che Israele rispetti i principali diritti internazionali. Poi il delicato passaggio sul caso di Shirleen Abu Akleh, la giornalista americana di origini palestinesi uccisa lo scorso 11 maggio da un proiettile sparato da un militare israeliano. I media presenti in aula durante la conferenza stampa hanno lasciato una sedia vuota in sua memoria. Solo qualche giorno fa la Difesa di Washington ha dichiarato di aver invitato la famiglia per un incontro alla Casa Bianca.

La missione prosegue in Arabia Saudita

Nel frattempo Biden è atterrato a Riyad dove parteciperà al Consiglio di Cooperazione del Golfo insieme all’Arabia Saudita, all’Egitto e all’Iraq. Ma anche qui le mine vaganti sul piano istituzionale non mancano, a cominciare dal dossier Khashoggi, il giornalista saudita assassinato a Istanbul nel 2018. Il colpevole non fu mai accertato, tuttavia l’opinione pubblica concorda che dietro all’omicidio ci mosse la mano di Mohamed bin Salman, il leader di Riyad. La sorella del giornalista, Hatice Cengiz, ha attaccato Joe Biden condannandolo per la visita in Arabia Saudita, spinta da interessi materialistici (per la precisione il petrolio).

Infine, è arrivata la risposta dell’Iran sulle provocazioni Usa per la minaccia nucleare, dopo che Biden aveva detto “Siamo pronti a qualsiasi cosa”:

Gli americani e i sionisti (gli israeliani, ndr) conoscono bene il prezzo delle minacce contro l’Iran, forse Biden era soprappensiero quando ha detto queste parole. Voi state attenti ai pantaloni dei vostri soldati, potrebbero bagnarsi nel Golfo Persico

Abdolfazi Shekarchi, portavoce esercito Teheran