Dopo una lunga stagione culminata con la vittoria dello Scudetto, l’Olimpia Milano si sta preparando con forza alla prossima annata sportiva. Dopo gli ultimi innesti – così come i rinnovi vitali di Datome e Hines – la compagine meneghina si può godere una offseason tranquilla. In questo senso, coach Ettore Messina ha parlato durante un convegno di BMW insieme a Stefano Pioli, partendo dal significato di vittoria:

La cosa più importante è mettersi d’accordo su quello che vuol dire vincente. Vincere vuol dire essere la miglior versione possibile di se stessi, soprattutto nei momenti di maggior difficoltà. Vincono i campionati quelli che arrivano al meglio nel momento top della stagione. Milano? Lo stimolo viene dal passato del club. Tutti i giorni passiamo di fronte alle fotografie dei grandi che hanno segnato la storia dell’Olimpia. Giochiamo in una città in cui ci sono il Milan, l’Inter, la Scala e tantissime altre cose. Dobbiamo essere noi a creare il legame affettivo, costruendo qualcosa di speciale.

Quindi, il coach ha parlato anche dell’evoluzione del ruolo di allenatore tra calcio e basket:

Stefano Pioli ha dieci assistenti. Io sono fortunato. Ne ho quattro più due ragazzi che fanno i video-analisti. Quando ho iniziato ne avevo uno e mezzo. È cambiato tutto. Ora l’allenatore coordina una serie di specialisti di alto livello. Deve avere competenze molto ampie per potersi rapportare con tutti e tenerli assieme. L’altro grande cambiamento è la comunicazione. Quando ho iniziato, c’erano i VHS e non c’erano i telefonini. Per preparare una partita diventavo matto. Oggi invece posso mandare tre clip via Whatsapp ai giocatori e non fare la riunione. Il mio head-coach ai San Antonio Spurs, Gregg Popovich, era spaventato dalle ‘too many appearances’, le troppe volte in cui ci si vede con i giocatori. Diceva che coach e giocatori non devono stare troppo tempo assieme.

Olimpia Milano, coach Messina sui tifosi milanesi

Coach Messina ha quindi chiosato in questa maniera rispetto alle ultime stagioni vissute con l’ombra del Covid, ma l’affetto immancabile dei propri tifosi:

L’esperienza vissuta quest’anno venendo dal covid è stata straordinaria. Fino ai playoff di Eurolega abbiamo avuto restrizioni molto più pesanti di quelle del calcio, ma già in quei momenti abbiamo captato la passione del pubblico. In finale abbiamo fatto tre sold-out al Forum, ma abbiamo avuto un’ottima partecipazione anche nelle gare precedenti. In finale c’è stato un pubblico caldissimo, molto diverso da quello solito, che è talmente esigente da diventare quasi negativo e ansiogeno. Quest’anno, invece, il pubblico ci ha spinto. L’ho sentito bene anche osservando la partita dalla panchina. Tutti i miei collaboratori che erano già a Milano prima che arrivassi io, mi hanno detto che non avevano mai sentito questo clima al Forum. Spero che questo sia un segnale di affetto continuo. La gente ha capito che in questi anni abbiamo cercato di fare le cose in una certa maniera, al di là del risultato.