Sono passati 25 anni dalla morte di Gianni Versace. Indiscusso “genio della moda”, lo stilista fu ucciso il 15 luglio 1997 con due colpi di pistola davanti alla sua casa di Miami Beach dal killer Andrew Cunanan.
Gianni Versace, biografia dell’uomo che rivoluzionò il mondo della moda
Gianni nasce nel 1946 a Reggio Calabria ed ha i primi contatti con la moda già da ragazzino, quando inizia a frequentare l’atelier della madre, sarta di professione. All’età di 14 anni si segna al liceo classico della città, lo frequenta per un po’, ma senza portare a termini gli studi: si trasferisce ben presto a Milano per lavorare come disegnatore d’abiti. È del 1978 la prima collezione donna firmata a suo nome. Nasce così la Gianni Versace, in cui entra anche la sorella Donatella. L’anno seguente comincia una fortunata collaborazione con il fotografo americano Richard Avedon, che nel tempo diventerà il suo punto di riferimento per le campagne pubblicitarie e, nel 1982, arriva il primo riconoscimento della sua carriera, l’Occhio d’Oro come miglior stilista dell’anno per la collezione donna autunno-inverno. Avvia intanto una serie di progetti nel teatro, disegnando i costumi per diversi balletti e si lega sempre di più al mondo della musica e a personalità del calibro di Elton John e Lady Diana. Entrambi saranno presenti ai suoi funerali, celebrati nel Duomo di Milano pochi giorni dopo l’assassinio, nel luglio 1997. La principessa Diana sarà vittima solo un mese più tardi del tragico incidente di Parigi insieme al compagno Dodi Al-Fayed.
L’omicidio dello stilista nella villa di Miami Beach
È il 15 luglio 1997 quando Versace viene assassinato con due colpi di pistola sugli scalini della propria abitazione di Miami Beach, mentre torna dalla quotidiana passeggiata mattutina: ha ancora i giornali in mano. I primi a soccorrerlo sono il compagno Antonio D’Amico e l’amico Lázaro Quintana, allarmati dagli spari. Lo stilista viene subito trasferito al Jackson Memorial Hospital di Miami, ma è troppo tardi e poco dopo viene dichiarato morto. Dell’omicidio viene accusato il 28enne Andrew Cunanan, artefice di altri 4 omicidi, tutti compiuti nel 1997, probabilmente a causa della caduta nella dipendenza da cocaina ed eroina. Nella fuga il giovane riesce a nascondersi in una casa galleggiante abbandonata a meno di 3 miglia dal luogo del delitto, dove si suicida sparandosi in bocca un colpo calibro 40. La vicenda dell’assassinio diventa un caso mediatico e, tra le speculazioni che i media fanno sul killer, ci sono quelle che riguardano una possibile diagnosi di infezione da HIV contratta da uno dei suoi amanti (non era un segreto che si facesse mantenere in cambio di prestazioni sessuali). L’autopsia rivela, comunque, che Cunanan non era sieropositivo e, anche se le sue motivazioni sono morte con lui, forse la più papabile è l’invidia provata dal giovane nei confronti di Versace, grande stilista ed icona gay. Studi successivi sui suoi comportamenti hanno dimostrato che possa aver sofferto di psicopatia e disturbo della personalità caratterizzato da un’anormale mancanza di empatia. Il suo profilo e la tragica storia dell’omicidio sono stati di ispirazione per la seconda stagione della serie “American Crime Story“.
Un duro colpo per l’Italia e per il mondo
Gli spari che hanno ucciso Versace hanno inferto un duro colpo anche al pubblico e al mondo della moda. Dirà l’amico Franco Zeffirelli:
Con la morte di Versace l’Italia ed il mondo perdono lo stilista che ha liberato la moda dal conformismo, regalandole la fantasia e la creatività.
Forse è per questo che ancora oggi, a 25 anni dalla sua scomparsa, tutto il mondo continua a piangerlo. “25 years of missing you, Gianni. Every day, I wish you were still here” sono le parole che Donatella Versace ha dedicato al fratello sul suo profilo Instagram. Parole semplici, che esprimono il desiderio di tutti.