Era prevista per oggi la sentenza sul processo Eternit bis di Torino ma il procedimento, che vede imputato l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, con l’accusa di morte di due persone dovuta all’amianto lavorato nello stabilimento di Cavagnolo, è stata rimandata a causa “dell’inservibilità” della chiavetta usb che conteneva gli atti.

Colpo di scena questa mattina durante il processo Eternit bis a Torino per i morti dello stabilimento di Cavagnolo, in provincia di Torino. La chiavetta Usb dove si trova “il 90% degli atti” del processo è infatti, risultata inservibile e la Corte d’appello è stata costretta a rinviare la sentenza.

Le giudici hanno prontamente commentato:

“Siamo mortificate, ma quando siamo andate a cercare un certo passaggio di una consulenza tecnica non abbiamo trovato nulla. È come se la chiavetta fosse vuota o danneggiata”.

L’imputato, nel processo Eternit bis è l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, per il quale il procuratore generale aveva chiesto la conferma della condanna a 4 anni per la morte di due persone dovuta, secondo l’accusa, all’amianto lavorato proprio nello stabilimento di Cavagnolo, mentre i due difensori hanno sollecitato il collegio giudicante della III sezione penale della Corte d’Appello di Torino, presieduto dal giudice Flavia Nasi, ad una revisione della sentenza di primo grado in chiave assolutoria.      

La corte ha chiesto al procuratore Carlo Maria Pellicano di recuperare al più presto il materiale e il magistrato ha detto che si rivolgerà al collega che sostenne l’accusa al processo di primo grado. Infatti, quasi “il 90%” del materiale riguardante il caso Eternit Bis era custodito in quella chiavetta.

La causa è stata rinviata alla fine di Settembre, per quella che tecnicamente è stata definita “ricostruzione di atti mancanti“. La Corte, inoltre concederà alle difese un ulteriore termine di 15 giorni per la preparazione al nuovo processo.

In primo grado Schmidheiny era stato condannato al risarcimento in favore delle famiglie, da liquidarsi in separato giudizio civile.

A Novara, durante questi mesi è in corso il processo dove invece l’accusa per l’imprenditore svizzero è di omicidio con dolo per i decessi avvenuti a Casale Monferrato.

Il processo Eternit dopo due condanne, in primo grado e in appello, si era concluso con la prescrizione dichiarata dalla Corte di Cassazione, mentre il pubblico ministero aveva ipotizzato il reato di disastro ambientale.

La richiesta di giustizia delle tante famiglie che hanno perso i propri cari a causa dell’amianto è ancora forte. È nato così, quello che è il processo Eternit bis, dove l’accusa è diversa tra i vari tronconi e va dall’omicidio colposo all’omicidio volontario, quest’ultimo contestato a Novara.

Schmidheiny, maggiore imputato nel caso Eternit è stato condannato più volte per omicidio colposo, ma mai ancora in via definitiva.

I familiari delle vittime dell’amianto, invece, lottano ogni giorno per veder riconosciuti i propri diritti. Dopo aver perso un loro caro spesso si vedono negati rendite e risarcimenti e devono intraprendere lunghissime battaglie legali per ottenerli e ora, dopo il caso della chiavetta usb inservibile, ancora una volta vedono la sentenza rimandata.

Processo Eternit: per le famiglie delle vittime nasce l’Osservatorio Nazionale Amianto

Proprio per le famiglie delle vittime è infatti nato l’Osservatorio Nazionale Amianto che cerca di  offrire supporto, prima di tutto e poi assistenza legale e tecnica a chi si trova a dover combattere contro questo killer silenzioso.

L’Inail conta i casi di mesotelioma, la malattia che scaturisce dall’inalazione di amianto, dal 1992, anno in cui questo materiale è stato messo al bando ma nel VII Rapporto ReNaM, secondo l’Ona le vittime sono molte di più. Bisogna infatti aggiungere tutte quelle legate alle patologie asbesto correlate.

Tra queste, il tumore al polmone, alla faringe, alla laringe, alle ovaie e tante altre, che possono essere causate anche dall’esposizione all’amianto.

L’Ona insiste anche per le bonifiche, perché il territorio è ancora fortemente contaminato da materiali contenenti asbesto. Ha realizzato per questo, anche un’App che serve a contribuire alla mappatura delle zone a rischio.