Sciopero taxi.  E’ ripresa la protesta dei tassisti che anche oggi bloccano via del Corso nei pressi di Palazzo Chigi a Roma, scandendo slogan contro il governo e Uber. Sono stati accesi fumogeni ed esplosi petardi. Blindate dalle forze dell’ordine le vie di accesso ai palazzi istituzionali. I tassisti chiedono lo stralcio dell’art. 10 del ddl Concorrenza, che affronta il tema della liberalizzazione del settore, unitamente alla riapertura di un tavolo di confronto con l’esecutivo.

Sciopero taxi: lo sciopero contro Uber non si ferma

Prosegue lo sciopero dei taxi. Dopo lo stop generale del 5 e 6 luglio per protestare contro l’articolo 10 del disegno di legge Concorrenza in discussione in parlamento, martedì 12, mercoledì 13 luglio e giovedì 14 luglio è in corso un nuovo blocco delle auto bianche, che ha riguardato Milano, Torino, Napoli e soprattutto Roma, dove i tassisti hanno occupato via del Corso.

All’origine della protesta, come detto, c’è l’articolo 10 del ddl Concorrenza, la legge per il mercato e la concorrenza che il governo deve approvare ogni anno per verificare continuamente che la competizione sia garantita e l’efficienza del funzionamento dei mercati massimizzata. L’articolo 10, che riguarda “l’adeguamento dell’offerta di servizi alle forme di mobilità che si svolgono mediante applicazioni web che utilizzano piattaforme tecnologiche per l’interconnessione dei passeggeri e dei conducenti”, liberalizzerebbe il settore.

Le licenze e Uber

I cori e gli slogan diventano sempre più assordanti e i pochi turisti rimasti in centro evitano le aree vicine ai disordini, come la Fontana di Trevi e il Pantheon. «La licenza non si tocca», «I tassisti dell’Italia siamo noi», «Draghi non ci venderai», e altri ancora.

In particolare, nel mirino c’è Uber, che a fine maggio ha siglato un accordo con IT Taxi, il più grande operatore di prenotazione del paese, ed è così rientrato nel mercato italiano dopo anni di opposizione feroce da parte dei tassisti. Se il disegno di legge passasse nella sua versione attuale, le auto bianche sarebbero costrette ad adeguarsi al sistema di prenotazione tramite applicazione di Uber.

Cosa vogliono i tassisti

La possibile mediazione potrebbe passare per la piena applicazione dei decreti attuativi voluti dal governo Conte I nel 2019, che nell’ordine prevedevano: una maggiore regolamentazione per Uber sulle tariffe e sugli orari di lavoro, l’introduzione del foglio elettronico per i Noleggi con conducenti, così da poter registrare ogni movimento, e la creazione di una piattaforma digitale che possa mettere fine al Far West dell’abusivismo, in cui dovranno essere iscritte tutte le piattaforme che vorranno fare un servizio taxi in Italia.

Dopo aver snocciolato le loro ragioni, i manifestanti proclamano che senza dubbio aderiranno allo sciopero ufficiale in programma per il 20 e il 21 luglio. “Intanto, però, fino a giovedì staremo fermi. Poi aspettiamo notizie dal Governo. Se da Roma arriveranno notizie positive, sicuramente il servizio riprenderà nel primo pomeriggio. Altrimenti – concludono ancora una volta in coro – si andrà ancora avanti così”.