Non si placano le proteste dei proprietari di taxi, che proseguono anche oggi, con migliaia di tassisti arrivati a Roma da diverse parti d’Italia. Il corteo si è radunato in via del Corso intorno alle 11, sono stati sparati diversi petardi e fumogeni e vengono intonati cori di protesta contro il governo e il ddl concorrenza. Presenti le forze dell’ordine in tenuta antisommossa, che hanno blindato piazza Colonna e l’accesso a Palazzo Chigi da diverse strade limitrofe. 

Quattro tassisti incatenati per protesta

Quattro tassisti sono incatenati davanti a Palazzo Chigi in forma di protesta contro protesta contro il governo e il Ddl concorrenza. Intanto sale il livello di tensione: decine di bombe carte sono state esplose in via del Corso sotto gli occhi degli agenti.

Taxi, i motivi delle proteste

Nell’occhio della protesta delle auto bianche è finito il Ddl Concorrenza e, in particolare, l’articolo 10 del testo: nella versione all’esame della Commissione attività produttive alla Camera, si legge

La nuova disposizione prevede i seguenti princìpi e criteri direttivi di delega:
a) definizione di una disciplina per gli autoservizi pubblici non di linea che provvedono al trasporto collettivo o individuale di persone che contribuisca a garantire il diritto alla mobilità di tutti i cittadini e che assicuri agli autoservizi una funzione complementare e integrativa rispetto ai trasporti pubblici di linea ferroviari, automobilistici, marittimi, lacuali e aerei;

b) adeguamento dell’offerta di servizi alle forme di mobilità che si svolgono mediante l’uso di applicazioni web che utilizzano piattaforme tecnologiche per l’interconnessione dei passeggeri e dei conducenti;

c) riduzione degli adempimenti amministrativi a carico degli esercenti degli autoservizi pubblici non di linea e razionalizzazione della normativa, ivi compresa quella relativa ai vincoli territoriali, alle tariffe e ai sistemi di turnazione, anche in conformità alla giurisprudenza della Corte costituzionale in materia;

d) promozione della concorrenza, anche in sede di conferimento delle licenze, al fine di stimolare standard qualitativi più elevati;

I tassisti chiedono lo stralcio completo dell’articolo 10, che strizza l’occhio a piattaforme digitali come Uber, alle prese con uno scandalo sulle influenze politiche.

Le reazioni della politica

Matteo Salvini stamane ha preso la parola puntando il dito contro Palazzo Chigi:

“Stiamo cercando si stemperare le tensioni sociali nella piazze. Però evidentemente a Palazzo Chigi qualcuno malconsiglia il presidente del Consiglio. Perché – ditemi voi – accanirsi sui 40mila tassisti in un momento economico come questo? Perché infilare 40mila lavoratori in un decreto senza alcuna motivazione?” Non vorrei che ci fosse la «manina» di qualche multinazionale straniera dietro questo intervento normativo.

Marco Silvestroni, deputato e capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Trasporti parla di una “maggioranza al Governo (che) ha già massacrato i balneari e adesso vogliono accanirsi sul settore del trasporto pubblico non in linea”, chiedendo di togliere dal testo “questa assurda norma”. Per il segretario della CGIL Maurizio Landini, la posizione del sindacato “va sia dalla possibilità anche di stralciare l’articolo 10” del Ddl Concorrenza “o in ogni caso sostanzialmente di rivederlo in modo da trovare una soluzione che sia più rispettosa dei problemi di quella categoria  e nello stesso tempo che faccia i conti anche con l’evoluzione digitale” del settore. Il senatore del Partito Democratico Andrea Marcucci invece si concentra sul metodo delle proteste:

“I disagi e le violenze provocate oggi dalla manifestazione dei tassisti sono inqualificabili. Giuste o sbagliate che siano le loro rivendicazioni, sia detto con forza che con questi metodi non raggiungeranno nulla”.