Nonostante le richieste di 11 anni e 10 mesi per Bo e 9 anni e mezzo a Mattei e Ribaudo sono state prescritte le accuse per due dei tre poliziotti accusati di depistaggio delle indagini sulla strage di Via d’Amelio, che costò la vita al giudice Borsellino e alla sua scorta.
Questo quanto dichiarato dal tribunale di Caltanissetta, che ha dichiarato prescitte le accuse per Mario Bo e Fabrizio Mattei, mentre il terzo imputato Michele Ribaudo è stato assolto.
Depistaggio per la morte di Borsellino: le gravi accuse per i poliziotti
Le accuse erano pesanti, si parlava di “un depistaggio gigantesco che ha coperto alleanze mafiose di alto livello”, i capi di imputazione erano calunnia aggravata e favoreggiamento alla mafia.
Gli imputati, secondo la Procura, facevano parte della squadra incaricata di indagare sulle stragi del 1992, ma in combutta con il loro capo Arnaldo La Barbera, avevano costruito i falsi pentiti Vincenzo Scarantino, Salvatore Candura e Francesco Andriotta, obbligandoli a mentire ed accusare della strage degli innocenti. Da qui il reato di calunnia.
Con questo teatrino messo in piedi i veri colpevoli sono stati per anni liberi. Gli imputati hanno aiutato a coprire i responsabili dell’attentato, i responsabili del clan di Brancaccio e i fratelli Graviano.
Per questo la procura aveva portato avanti l’accusa di favoreggiamento a Cosa Nostra, ma questa aggravante non ha retto in tribunale concedendo la prescrizione del reato ai due imputati.
A suo tempo ad inchiodare i tre e portarli al centro dell’indagine per depistaggio nella strage di via D’Amelio dove perse la vita Borsellino è stato il lavoro dei PM e del pentito Gaspare Spatuzza, che con le sue dichiarazioni ha fatto scoprire il depistaggio e ha scagionato gli imputati ingiustamente accusati. Nonostante l’archiviazione il depistaggio è tutt’alto che escluso.
Strage di Via d’Amelio, chi chiede giustizia
A chiedere giustizia da trent’anni, oltre allo Stato Italiano e i suoi cittadini, ci sono le parti civili che si sono costituite al dibattimento: i figli del giudice Borsellino, Fiammetta, Lucia e Manfredi, il fratello del magistrato, Salvatore Borsellino, i figli della sorella Rita Borsellino, i familiari della scorta e i sette innocenti, scagionati dopo la fine delle indagini e le parole di Gaspare Spatuzza: Gaetano Scotto, Gaetano Murana, Natale Gambino, Salvatore Profeta