Le conseguenze del voto alla Camera del Dl Aiuti sono il terreno perfetto su cui si fiondano come avvoltoi gli analisti politici. La domanda è una sola: “Si può parlare di crisi di governo“? Per il momento no, anche se giovedì lo scenario potrebbe cambiare.

Dl Aiuti, giovedì si vota al Senato dove i rischi sono concreti

All’indomani delle polemiche per il voto alla Camera del Dl Aiuti, con il Movimento 5 Stelle che ha disertato l’aula, è il giorno delle riflessioni e delle analisi per capire cosa attende il governo di Mario Draghi nell’immediato futuro. Riflessioni e analisi che dovranno essere molto celeri, visto che giovedì il provvedimento passerà al Senato dove dovrà essere necessariamente convertito in disegno di legge pena la sua decadenza.

Rispetto ad altri momenti storici della politica italiana, il nodo attuale è piuttosto delicato e il motivo lo ha spiegato ieri Forza Italia nella sua richiesta di verifica all’Esecutivo: parliamo di un governo di unità nazionale nato per fronteggiare i problemi del Paese. All’origine era la pandemia di coronavirus, poi si è aggiunta la questione della guerra in Ucraina che ha aumentato l’altezza dei dossier sul tavolo.

Oltre al Dl Aiuti si attendono passi importanti anche sulla Finanziaria (la Legge di Bilancio) e sul proseguimento dell’iter riformatorio del Pnrr. Una cosa è certa, Draghi non ha intenzione di subire rallentamenti sulla propria strada e non intende rispondere delle sue azioni a un singolo individuo. E’ quanto emerge da una discussione avuta dallo stesso premier con il capogruppo FI Tajani in merito al Dl Concorrenza che ha provocato lo sciopero dei taxi la scorsa settimana.

Draghi è sereno ma determinato e pronto a farsi da parte

Ieri Draghi ha vissuto una giornata molto intensa: ha incontrato alcuni dei ministri prima di salire al Quirinale dal presidente della Repubblica. Un colloquio definito “esplorativo” che potrebbe trasformarsi a breve in un qualcosa di ufficiale se sul piatto ci fossero le dimissioni dell’ex capo della Bce. Una mossa non così assurda per le modalità di votazione del Dl Aiuti al Senato: c’è infatti l’obbligo di voto unico e Conte potrebbe non essere capace di dettare una linea comune e condivisa ai senatori pentastellati.

Ciò che il premier pretende dal Movimento 5 Stelle è di chiarire una volta per tutte se c’è la volontà di dare delle risposte certe al Paese. Come detto, il Governo non si fermerà ad accontentare le richieste dei singoli partiti e dei loro leader, come fece Conte uscendo da Palazzo Chigi dopo aver consegnato un documento contenente i 9 punti fondamentali dell’agenda M5s. Al contempo i grillini non sembrano inclini a causare lo strappo mandando in rovina un maxi-piano di aiuti per famiglie e imprese dal valore di 23 miliardi di euro.

Oggi però potrebbe arrivare l’assist che il Movimento attende. E’ infatti in programma l’incontro tra Mario Draghi e le parti sociali (Cgil, Cisl e Uil), dove insieme al ministro del Lavoro Andrea Orlando potrebbe avviare le procedure di approvazione di una serie di misure cruciali come il salario minimo e il cuneo fiscale. Una mossa dal valore ulteriore di 10 miliardi di euro.