A pochi giorni dai campionati mondiali di Atletica in programma in Oregon, l’atleta britannico Mo Farah scuote l’opinione pubblica con una serie di rivelazioni shock che raccontano la sua storia. Il tutto condensato in un documentario trasmesso dalla Bbc solo qualche giorno fa.
Mo Farah, la clamorosa verità sulla sua identità
Il podista britannico Mo Farah apre le porte del suo passato al pubblico televisivo, realizzando in collaborazione con la Bbc un documentario intitolato “The Real Mo Farah” che ripercorre il suo difficile passato e che svela alcune informazioni clamorose sul modo in cui è arrivato nel Regno Unito dall’Africa. Una scelta forte e sofferta, maturata dopo una lunga riflessione in cui ha prevalso l’amore per i figli e il desiderio di togliersi finalmente un macigno dallo stomaco.
Il pluricampione olimpico dei 5.000 e dei 10.000 metri a Tokyo ha svelato degli inquietanti retroscena a pochi giorni dal via dei mondiali di atletica in Oregon, dove non sarà al via a causa di un infortunio cronico che lo tormenta da quasi un anno. Il 39enne racconta il suo viaggio dalla Somalia, suo paese d’origine, svelando come in realtà nessuno dei suoi genitori possedesse la cittadinanza britannica. Il padre morì nella guerra civile somala quando Mo aveva solo quattro anni, e dovette scappare insieme al fratello gemello da un parente che viveva nel vicino stato di Gibuti.
Qui entrò in contatto, suo malgrado, con una donna che gli promise di portarlo in Europa insieme alla propria famiglia, spiegandogli che avrebbe cambiato identità. Proprio qui risiede forse la rivelazione più grande: il suo vero nome sarebbe Hussein Abdi Kahin, e lo pseudonimo di Mo Farah gli sarebbe stato affibbiato tramite un furto d’identità nei confronti di un altro bambino (che poi incontrerà molti anni più tardi). Da qui, il podista si ritroverà completamente abbandonato al proprio destino:
Avevo tutti i recapiti dei miei partenti, ma una volta giunti a casa di questa signora lei me lo ha strappato in faccia. Solo in quel momento ho capito di essere nei guai. Mi dicevano che se avessi voluto rivedere la mia famiglia dovevo tenere la bocca chiusa
La corsa lo salvò da un destino comune a molti ragazzi africani
La sua vita britannica fu un vero e proprio inferno, costretto a lavori massacranti e umilianti per potersi permettere un pasto caldo alla sera. Venne comunque iscritto a scuola dalla famiglia affidataria e fu qui che trovò un alleato nel professore di educazione fisica, Alan Watkinson: l’insegnante , oltre a notare le sue straordinarie qualità atletiche, lo affidò grazie all’appoggio dei servizi sociali a una famiglia somala residente nel Regno Unito e lo aiutò a ottenere la cittadinanza nel 2000.
A tal proposito, il ministero degli Interni ha fatto sapere che non ci saranno conseguenze nei suoi confronti e dunque Farah potrà mantenere il suo status di immigrato rifugiato.