“Blauer” di Paky è il pezzo del momento. Volente o nolente in scaletta al LoveMi. Grazie soprattutto alla reazione ironica dello steward Ivano Monzani che ha fatto facce molto buffe di fronte all’ascolto di questa canzone diventando virale. Ma merita davvero di essere derisa a livello nazionale questa creazione artistica? La risposta deve essere seria e infatti arriva da un’attenta analisi musicologica di Dani Macchi dei Belladonna nella sua rubrica “Attrazione Metafisica” in onda tutti i venerdì nella giungla di Radio Cusano Campus, “Bagheera”, condotta tutti i giorni dal lunedì al venerdì in pieno drive-time dal cantautore Bussoletti. L’occasione è stata buona anche per soppesare il peso specifico dell’uso di certe parole nel 2022
Blauer di Paky, il groove
“Questa è una canzone che volutamente rinuncia alla linea melodica a favore del ritmo. Ci sta, lo hanno fatto molti pezzi fantastici. Il problema è che qui manca del tutto lo swing che invece è l’elemento chiave dell’hip hop. Qui sembra che sia stato utilizzato un loop di batteria pre-confezionato che suona rigido, statico, che non fa muovere. E’ qualcosa che ha dei buoni bassi, certo, ma ritmicamente è floscio… incapace di generare una reazione emotiva in chi lo ascolta.”
Sulla performance vocale
“La voce di Paky sembra che sia stata registrata quando lui era raffreddato. Alcuni sul web lo sfottono dicendo che è l’unico in grado di cantare con ancora l’anestesia del dentista in corpo. Forse non è colpa sua ma di chi lo ha registrato enfatizzando troppo le frequenze basse nel tentativo di dare uno spessore al flow di Paky. O forse è Pay stesso che ha affettato in questo modo la voce nel tentativo di sembrare più cool.”
Blauer di Paky, il testo
“Stabilito che la canzone non groova e che la performance vocale è di bassa qualità, resta da analizzare un testo che dice “Figlio di puttana non finocchio” con un’accezione evidentemente negativa di quest’ultimo termine. Nel 2022 abbina l’omosessualità alla mancanza di coraggio. Non credo ci sia molto da commentare in questo passaggio. Fa bene a fare quelle smorfie Ivano Monzani di fronte a queste liriche. Anzi, è fin troppo magnanimo. Paky ha 21 anni, non è un bambino. Quella frase non è cool, non è divertente, non è neanche scioccante… è semplicemente stolta, deprecabile, inaccettabile.”
Sul tema del ghetto
“Il passaggio forse più patetico del testo di “Blauer” di Paky è quando dice “Un vero ghetto-boy non sta su Internet”. Lo dice venendo da Rozzano, che non è un ghetto ma solo un quartiere periferico di Milano dove sì, forse c’è criminalità, ma di base è un posto assolutamente pacifico rispetto ad un qualsiasi “ghetto” afroamericano. Forse, da ragazzo giovane che non ha studiato, come lui stesso ha molto candidamente ed onestamente dichiarato in un’intervista, Paky non sa che il termine “ghetto” è un qualcosa di indissolubilmente connesso con delle immani tragedie storiche, come quella degli ebrei in Europa e quella degli afroamericani negli Stati Uniti, ed è un termine carico di significati culturali che non può essere indebitamente e infantilmente riappropriato da un ragazzo che vive a Milano nel 2022 solo perchè ha bisogno disperato di spararsi una posa cool. Chi vive davvero in un ghetto non lo glorifica, vuole andarsene.”
Ascolta a questo il link il podcast dell’analisi competa di “Blauer” di Paky per Attrazione Metafisica di Dani Macchi: