Sul tavolo di domani nell’incontro con Cgil, Cisl e Uil, un nuovo decreto legge per il governo Draghi. Palazzo Chigi, infatti pensa a un’azione complessiva per sostenere il potere d’acquisto delle famiglie, come salario minimo, cuneo fiscale e reddito di cittadinanza.
Il nuovo decreto, proposto dal governo Draghi a sostegno del potere d’acquisto delle famiglie è previsto per la fine Luglio e sarà una sorta di anticipo della manovra d’autunno. Nei piani del premier, questo decreto dovrebbe disinnescare gli ultimatum più o meno espliciti dei partiti di maggioranza sulle emergenze sociali.
Il segretario della Cgil Maurizio Landini ieri ha ricordato di aver “lavorato molto bene con il governo Conte”, mentre “quello attuale non ci ascolta”. Una frase che non ha fatto piacere a Draghi e la sensazione è che il presidente del Consiglio voglia rilanciare la promessa di un patto sociale, fatta un anno e mezzo fa e poi abbandonata nel corso dei mesi. Il quadro economico in questo periodo, a causa della guerra, della crisi energetica e delle materie prime è però molto complesso.
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli, uomo di fiducia del premier Mario Draghi e vero regista dei provvedimenti che passano da Palazzo Chigi, non ha usato giri di parole e ha annunciato che il nuovo decreto legge di Luglio sarà “corposo nella quantità e nelle misure”. L’esecutivo, prima di muoversi, aspetta i dati sulla crescita, infatti il Pil dovrebbe essere migliore del previsto e a quel punto ci saranno molte più risorse da investire rispetto agli 8-9 miliardi previsti fino ad ora.
All’interno di questo nuovo decreto sono, quindi, previsti interventi per tagliare ancora le accise sulla benzina, ma anche una prima mossa sui salari che troverà compimento nella legge di bilancio. Draghi e il ministro Franco contano già su 8 miliardi circa di extragettito, grazie all’andamento positivo dei conti da inizio 2022.
E così, domani 12 Luglio, Draghi riceverà a Palazzo Chigi i segretari di Cgil, Cisl e Uil per parlare di salari, inflazione e sostegno alle famiglie. Al tavolo con Orlando, Franco e Draghi si affronteranno anche altri spunti come gli incentivi e il welfare aziendale, i premi di produttività, la possibile detassazione degli aumenti contrattuali e dei buoni pasto, le novità possibili su cassa integrazione e lo smart working.
Seguendo lo spunto messo sul tavolo proprio dal ministro del Lavoro Andrea Orlando, il salario dovrà considerare dunque, il trattamento economico complessivo (Tec) dei contratti collettivi nazionali firmati dai sindacati più rappresentativi, come livello di retribuzione minimo sotto il quale in ciascun settore non si potrà scendere. In tal caso servirebbe una legge a fissare il principio e sui dettagli ci sarà da discutere, ma la proposta supererebbe i veti che hanno bloccato quella del M5s di salario minimo per legge a 9 euro.
Tale compromesso eviterebbe di impantanarsi nella scrittura di una legge generale sul salario minimo legale. Si tratterebbe, in sintesi, di considerare il trattamento economico complessivo dei contratti collettivi nazionali firmati dai sindacati comparativamente più rappresentativi o maggiormente, ancora deve essere sciolto il nodo, per farne una media, che agirà da livello di retribuzione minima sotto cui non si potrà andare. Si registra il pieno sostegno della Cgil, ma la modalità del provvedimento è stato criticato dalla Cisl, dalla Uil e da una parte delle associazioni datoriali.
Decreto Draghi: il taglio del cuneo fiscale
Nel nuovo decreto Draghi ci dovrebbe essere spazio anche per il tanto discusso taglio del cuneo fiscale nei piani del Partito democratico che dovrebbe portare, conti alla mano, una mensilità in più, ma solo ai redditi medio-bassi. La richiesta dei sindacati è che dovrebbe essere fiscale e non contributivo, per non pesare in alcun modo sulle pensioni.
Il taglio del cuneo fiscale è da sempre un tema complesso, Confindustria e tutti i partiti della maggioranza lo invocano, ma c’è un problema di vedute divergenti, il Pd chiede un taglio a favore dei lavoratori, mentre Lega e Forza Italia chiedono che contestualmente vengano sgravate anche le imprese.
Secondo le imprese, infatti, il problema è tutto nel “cuneo fiscale”, ossia nella differenza tra quanto un datore di lavoro versa al lordo, incluse le tasse e i contributi sociali a carico dello stesso lavoratore e del datore di lavoro e il netto, ovvero la somma che finisce nelle tasche del dipendente.
Sul fronte sindacale la Cgil propone di finanziare gli aumenti principalmente tassando le rendite finanziarie. Anche altre istituzioni, come l’Ocse o il Fondo monetario internazionale suggeriscono di spostare parte del carico fiscale dai redditi da lavoro a quelli da capitale.
La certezza è che, entro Agosto arriveranno nuove norme contro il caro energia e per le bollette. La proroga dei crediti d’imposta energetici per le imprese e lo scontro sulla benzina infatti, scadranno proprio ad inizio Agosto. Dipenderà tutto da quanti soldi ci saranno, nel caso in cui venisse confermato uno 0,1% di crescita, come nel primo trimestre dell’anno, la recessione non sarebbe più una prospettiva ma si continuerebbe comunque a navigare a vista, senza grossi margini di manovra. Se al contrario, la crescita si aggirasse tra lo 0,3% e lo 0,5%, non solo proietterebbe il Pil annuo intorno al 3%, ma permetterebbe concretamente al governo di fare entro la fine Luglio, un decreto più massiccio a sostegno della crescita.