Credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire a educare la mente. La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi.

Gianni Rodari

Lo sanno bene Fabrizia Puca e Micaela Carbonara che, dopo anni di esperienza sul campo fra archivi, biblioteche e musei, hanno dato vita a “Arte dei piccoli“. Il progetto, partito nel 2018, punta ad avvicinare i bambini al mondo dell’arte proprio attraverso le fiabe, stimolando la loro capacità di apprendimento. Dall’idea del progetto e i suoi esordi agli attuali sviluppi, fino ai programmi per il futuro: ne parliamo con le due ideatrici.

“Arte dei piccoli”: la parola alle ideatrici

Quando e come nasce l’idea di “Arte dei piccoli”?

F: L’idea di “Arte dei piccoli” nasce ormai da circa tre anni. Io e la mia amica e collega Micaela lavoriamo nel settore culturale da una vita, io sono storica dell’arte e lei archeologa. Abbiamo avuto la fortuna di incontrarci: entrambe sentivamo l’esigenza di metterci in gioco nel realizzare qualcosa di creativo, ovviamente a partire dalla nostra formazione, perché entrambe crediamo che l’arte possa essere uno strumento, un motore per stimolare la fantasia e la creatività in generale delle persone e, nel nostro caso, dei più piccoli. La ricerca del nome è stata invece abbastanza lunga e a tratti difficoltosa, perché volevamo arrivare in maniera diretta al nostro pubblico; alla fine ci siamo riuscite, perché il progetto ha una denominazione sintetica, che arriva subito alle persone a cui ci presentiamo. Un aneddoto curioso è sul nome di uno dei personaggi principali delle nostre fiabe, Giulio, che si chiama così perché entrambe le nostre figlie si chiamano Giulia. Da lì è venuta l’ispirazione.

In cosa consiste il progetto e a quali fasce d’età si rivolge?

M: Il progetto si rivolge ad una fascia d’età che va dai 3 ai 7-8 anni circa ed è stato pensato per avvicinare i bambini all’arte attraverso la scrittura di fiabe. Fin ora non si era mai pensato di farlo con questo strumento, soprattutto rivolgendosi ai piccolissimi. Quello che facciamo è scrivere dei racconti in cui, di volta in volta, i monumenti, le opere o i luoghi fanno da cornice, non sono altro che una fonte di ispirazione: non spieghiamo che cos’è, quando è stato costruito; c’è sicuramente un momento successivo in cui diamo delle informazioni, ma quello che vogliamo fare è incuriosire e far sì che il bambino, in un secondo momento, possa chiedere al genitore di andare a vedere e a conoscere. È un modo nuovo di stimolare la fantasia. I personaggi delle nostre storie sono tre: Giulio, il limone, è il protagonista, che è sempre accompagnato nelle sue avventure da due bambini, Guglielmo e Margherita, che di volta in volta si alternano e lo aiutano a risolvere i casi, “gialli” potremmo dire, sui quadri.

Quali sono le realtà con cui avete collaborato fin ora?

F: Per il momento abbiamo scritto tre fiabe, una che ha per protagonista il Colosseo, che ha come titolo “È scomparso il Colosseo”, e altre due: “Una dama freddolosa” e “La danza campestre”, ispirate a due dipinti conservati all’interno della Galleria Borghese. Fortunatamente sia il Parco Archeologico del Colosseo che la Galleria Borghese hanno accolto il nostro progetto e, oltre alla realizzazione di una fiaba cartacea, abbiamo realizzato tre video-fiabe per questi tre racconti. Devo dire che siamo partite con istituzioni di una certa rilevanza e siamo molto contente di aver instaurato con queste realtà una collaborazione proficua. Hanno visto in noi uno strumento di diffusione della cultura indirizzato ai più piccoli che può funzionare e questo è il risultato più grande per noi. Speriamo ovviamente di riuscire ad allargare il nostro bacino d’utenza, ci stiamo provando, ma forse possiamo dire di essere partire col piede giusto.

Perché è importante avvicinare i bambini all’arte?

F: È importante perché la cultura è qualcosa che fa star bene, perché, dal nostro punto di vista, stimola in un bambino l’apprendimento, incuriosisce e soprattutto provoca emozioni. Riuscire a veicolare la curiosità e le emozioni dei più piccoli per noi è un’avventura meravigliosa. Abbiamo avuto la fortuna di trovarci molto bene in questo senso, perché Micaela, oltre ad essere archeologa, ha lavorato nell’editoria per l’infanzia e ha una scrittura rapidissima, diretta, che arriva, ma al tempo stesso semplice e delicata.

M: Sì, devo dire che nel nostro lavoro ci completiamo perfettamente: dove non arrivo con la scrittura, lei arriva con la fantasia e la creatività, trovando sempre la soluzione più immediata e divertente. Forse è questo binomio il segreto del successo delle nostre fiabe.

F e M: Scrivere è la parte che ci piace di più e che ci diverte. Torniamo due bambine e forse per questo riusciamo a comunicare qualcosa ai più piccoli. Anche la nostra illustratrice, Giallomiele, con il suo tratto delicatissimo e molto comunicativo, è apprezzata molto dai bambini. Questi sono gli ingredienti principali: linguaggio semplice, testi semplici e immagini immediate.

Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro? Qualcosa bolle già in pentola?

Il nostro desiderio è quello di rivolgerci non solo ai piccolissimi, ma provare a coprire una fascia d’età più ampia, arrivando fino ai ragazzi di 13 anni, anche con nuove collaborazioni che adesso non possiamo svelare. Vorremmo che Giulio, Margherita e Guglielmo crescessero e che, crescendo, possano mantenere questo loro interesse per l’arte e per la loro città. Abbiamo cominciato con Roma, che è la nostra città, ma l’intenzione è quella di ampliare all’intero Paese – che offre tantissimo materiale in questo senso –, cercare di trovare un modo nuovo per comunicare il patrimonio culturale dell’Italia, che è vastissimo.