In nome del cielo (in inglese “Under the Hammer of Heaven”), sarà disponibile su Disney+ a partire dal 27 luglio 2022. La serie è un true crime tratto dall’omonimo romanzo di Jon Krakauer, in cui Andrew Garfield interpreterà Jeb Pyre, un detective chiamato ad indagare sull’omicidio di Brenda Wright Lafferty (nella serie, Daisy Edgar-Jones) e di sua figlia.

La trama dello show si snoda attraverso tre filoni principali di trama: le investigazioni di Jeb circa la morte di Brenda, la vita della vittima all’interno della sua famiglia e alcuni segreti sul Mormonismo, confessione cui apparteneva la famiglia Lafferty. Si tratta di fede fondamentalista, inflessibile e violenta, che sconvolgerà il protagonista, fino a fare emergere in lui dei dubbi religiosi e umani.

In nome del cielo
Andrew Garfield

In nome del cielo: la durata della serie e le sue ispirazioni

La gestazione della serie, composta da sette episodi, è stata molto lunga. A raccontare il motivo è il creatore della serie, Dustin Lance Black, che inizialmente aveva pensato ad un film:

” Per un drama -siamo realisti- le persone non vogliono più di due ore, ma ho scoperto che due ore in un formato per la sceneggiatura di un lungometraggio, non era abbastanza. Non era abbastanza tempo per raccontare tutta la storia di Lafferty dal 1979 al 1984, tutta la storia dell’indagine, quei 10 giorni che ci sono voluti per risolvere questo crimine, oltre alla storia dei Mormoni che aiuta a comprendere entrambe queste trame. Avevo bisogno di tutto questo per creare un’esperienza che ricordasse le sensazioni dei lettori con Jon Krakauer e con il suo libro”.

L’autore, Jon Krakauer, che non è stato coinvolto nella produzione della miniserie, si esprime in maniera positiva circa l’operato di Dustin Lance Black, soprattutto per la rappresentazione della vita di Brenda all’interno della sua famiglia. Così parla al New York Times:

“E’ una parte così potente dello spettacolo e viene chiaramente dall’esperienza personale. Voglio dire: è davvero informativo.”

Dustin Lance Black, infatti, è cresciuto in una famiglia di Mormoni ed è per questo ha fornito un’immagine realistica della LDS Church, del suo fondatore Joseph Smith e di sua moglie Emma Hale.

Una storia vera: la vittima e i colpevoli

Gli eventi del libro e della serie serie TV In nome del cielo sono veri.
Secondo il report fornito da Deseret News, il corpo di Brenda è stato trovato senza vita il 24 Luglio del 1984. La ventiquattrenne è stata ritrovava nello stato dello Utah, nella piccola cittadina di America Folk. Anche sua figlia, Erica, è stata uccisa. I colpevoli dell’omicidio sono stati i cognati, Ron e Dan Laffert, convinti che la ragazza li stesse separando dal loro fratello.

In particolare, i due cognati nutrivano una fede fondamentalista, che, secondo Brenda Lafferty, si discostava dagli insegnamenti del Mormonismo. Questi scontri portarono alla scomunica dei fratelli da parte della LDS Church. Era il 1982. In seguito, presero parte al movimento The School of Prophets, che praticava la poligamia. Quando i due provarono a convincere Allen (il marito di Brenda) ad entrare nel gruppo, la moglie lo fermò e i due fratelli si convinsero che lei voleva separarlo da loro.

La tragedia si consumò nel 1984. Ron Lafferty, convintosi di essere un profeta, afferma di aver ricevuto da parte di Dio il comando di uccidere Brenda, la figlia e altri due membri della Chiesa. I due scapparono presto in Nevada, ma sono stati presto arrestati.

Condannati entrambi, Ron Lafferty è morto di cause naturali all’età di 79 anni nel 2019, dopo esser stato recluso nel braccio della morte per 34 anni, mentre Dan Lafferty sta ancora scontando le sue due condanne a vita.

La vita di Brenda

Nonostante il genere della serie TV, Dustin Lance Black afferma di aver voluto dare più spazio alla vita di Brenda, che alla sua morte, per poterla celebrare:

“Voglio celebrare il suo coraggio, perché essere curiosa, in quanto donna mormone, in particolare a quel tempo, era incredibilmente coraggioso.
Spero che il suo messaggio di opporsi all’autorità (quando sai che il messaggio è nato dall’egoismo e non da Dio) possa toccare gli spettatori: è un insegnamento che abbiamo bisogno di ascoltare soprattutto in questi giorni. “