Rivolte e scontri in Sri Lanka dove migliaia di cittadini hanno scatenato il caos: i manifestanti hanno assediato la residenza del presidente Gotabaya Rajapaksa, sono dovute intervenire le forze di polizia con gas e lacrimogeni per fermare i dimostranti che, da giorni, chiedono le dimissioni del leader. Il presidente è fuggito in elicottero poco prima dell’assalto ed è stato portato in un luogo sicuro.
Sri Lanka, le rivolte fanno fuggire il presidente
I manifestanti hanno assaltato gli uffici della presidenza, con decine di persone che si sono accalcate e tuffate nella piscina del palazzo presidenziale: il culmine delle proteste che in questi giorni stanno animando lo Sri Lanka, con il presidente che è dovuto fuggire in elicottero. Con la fuga del presidente il premier dello Ranil Wickremesinghe, ha convocato una riunione d’emergenza del gabinetto di governo dove i deputati dello Sri Lanka Podujana Peramuna (Slpp), il partito di maggioranza , hanno chiesto le dimissioni del presidente. Il Slpp è la forza politica del capo dello Stato e del primo ministro: dalle elezioni del 2019 il partito controlla in parlamento 116 seggi su 225.
Ieri era stato dichiarato un coprifuoco a tempo indeterminato nella capitale: l’esercito è in massima allerta alla vigilia della manifestazione organizzata per chiedere le dimissioni del contestato presidente Rajapaksa, con l’ordine è arrivato quando migliaia di manifestanti anti-governativi si erano già riversati nella capitale ore prima della manifestazione.
La crisi economica senza precedenti che sta investendo il Paese
Alla base delle rivolte nello Sri Lanka c’è una grave crisi economica che sta travolgendo il Paese: 22 milioni di persone devono fronteggiare un’inflazione galoppante, oltre che ai continui blackout di corrente dall’inizio dell’anno. Il governo chiede assistenza alimentare ai Paesi vicini, in particolare all’Associazione per la Cooperazione Regionale dell’Asia Meridionale: una mossa che evidenzia come lo Sri Lanka stia scivolando da un Paese a reddito medio-alto a uno che dipendente da donazioni e prestiti d’emergenza per cibo, medicine e carburante, una carenza dovuta alla mancanza cronica di valuta estera, con il Paese che è andato in default su un debito internazionale di 50 miliardi di dollari, ed entro agosto deve presentare un piano di ristrutturazione all’Fmi.
In una situazione già difficile, lo scorso anno il presidente Rajapaksa ha vietato bruscamente i fertilizzanti chimici: una decisione che – seppur rapidamente revocata – ha portato lo Sri Lanka da essere autosufficiente per il riso ad aumentare le importazioni, anche del 368%. Quando le proteste sono diventate violente, le autorità hanno imposto un blackout dei social media a livello nazionale per 15 ore: tutto “per mantenere la calma”, ma che invece hanno aumentato l’esasperazione dei cittadini.
Resta da monitorare come si evolverà la vicenda, in un paese che da troppo tempo sta vivendo tensioni particolarmente accese. I prossimi giorni saranno cruciali per capire cosa succederà. La popolazione chiede risposte immediate, anche – come detto – da un punto di vista economico/finanziario, per rispondere alle fluttuazioni di mercato. L’intera comunità internazionale guarda con attenzione.
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