Perugia – La Procura di Perugia ha chiesto l’archiviazione del procedimento che nei mesi scorsi aveva visto indagare diverse persone per la presunta violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete “che svolgono attività diretta a interferire sull’esercizio delle funzioni di organi costituzionali”. L’inchiesta si è concentrata sulla Loggia Ungheria.

Cos’è la Loggia Ungheria?

La loggia Ungheria sarebbe un’associazione segreta nata con lo scopo di tentare di condizionare le nomine e le decisioni interne alla vita giudiziaria e politica italiana. Questa organizzazione punterebbe a incidere su alcune dinamiche italiane di rilevanza nazionale.

Una figura chiave della vicenda è Piero Amara, un avvocato condannato e inquisito per alcuni avvenuti depistaggi contro l’Eni e per episodi di corruzione in ambito di atti giudiziari. Con l’accusa di associazione segreta, Pietro Amara è stato iscritto nel registro degli indagati di Perugia, che ha appena richiesto l’archiviazione del procedimento.

L’inchiesta 

All’inizio, nel mirino delle indagini c’erano solo tre indagati. Poi se ne sono aggiunti altri sei, anche per le dichiarazioni rese dall’avvocato Piero Amara, che però aveva addirittura parlato di “almeno 90 soggetti” qualificati come “associati”. L’inchiesta, portata avanti dalla Procura di Perugia è stata ereditata dalla procura di Milano.

Oggi è arrivata la richiesta archiviazione con “specifica menzione per ognuno degli episodi narrati da Amara degli accertamenti effettuati e degli eventuali riscontri anche e soprattutto in funzione di verificare sia l’attendibilità dell’Amara sia se gli episodi raccontati potessero essi stessi essere elementi sintomatici dell’esistenza dell’associazione Ungheria”.

La richiesta di archiviazione 

La richiesta avanzata al gip è di 167 pagine ed è accompagnata dall’intero fascicolo, contenuto in quasi 15 faldoni di documenti. Amara aveva parlato di un gruppo segreto formato da politici, magistrati e personaggi pubblici ai pm di Milano che avevano segretato i verbali. Poi consegnati dal pm Paolo Storari al consigliere del Cms Piercamillo Davigo ritenendo che i vertici dell’ufficio fossero inerti rispetto a rivelazioni ritenute gravissime. Rivelazioni che “non sono state riscontrate”

Adesso il lavoro della procura sarà finalizzato non solo alla “configurabilità dei delitti di calunnia e autocalunnia”, ma anche al coordinamento sulle ulteriori indagini connesse da svolgere con la procura di Milano.