Si è raccontato a cuore aperto Andrea Bocelli nel corso di un’intervista condotta da Barbara Visentin per il Corriere della Sera. Tra i temi toccati, la musica, la famiglia, l’incontro con Biden alla Casa Bianca, ma anche la fede. Proprio parlando della Chiesa il tenore si è esposto sul tema dell’aborto, con delle dichiarazioni che hanno scatenato la polemica del web.
Andrea Bocelli, le dichiarazioni sull’aborto
Non si pretenderà mica che la Chiesa approvi l’aborto? E non si può neanche pretendere che una corte come quella Corte Suprema americana si esprima diversamente: fa il suo lavoro e va presa per quello che è: a volte piace, a volte non piace. Io ho il culto della libertà, ma sono a favore della vita. A mia madre quando era incinta di me fu consigliato di abortire. I medici videro dei problemi durante la gravidanza e fu così consigliata. Il resto delle considerazioni, le lascio al lettore.
Dopo aver parlato della sua fede crescente, Andrea Bocelli si è soffermato sulla Chiesa e ad una domanda dell’intervistatrice, che gli chiedeva se alcune sue idee, come quelle sull’aborto, non contrastino con la libertà, il tenore ha rilasciato le seguenti dichiarazioni. La reazione del web non si è fatta attendere e su Twitter sono a migliaia i post che si scagliano contro il cantante. A far discutere, più di ogni cosa, un dettaglio: nel 1958, anno della sua nascita, in Italia la legge 194, che sancisce la legalità dell’interruzione volontaria di gravidanza, non esiste ancora. Sarà approvata solo venti anni più tardi.
L’aborto in Italia
È il 1978 quando, in Italia, l’aborto diventa legale. Prima, secondo il Codice Penale che lo regolava, era infatti considerato a tutti gli effetti un reato. La questione comincia ad essere discussa in seguito alla crescita del numero delle morti provocate dagli aborti illegali in casa. Dopo vari anni di mobilitazione, soprattutto da parte del Partito Radicale e del CISA, per la decriminalizzazione e regolamentazione dell’interruzione volontaria di gravidanza, viene finalmente approvata una legge. Nel 1970 era già entrata in vigore, confermata da un referendum del 1974, la “legge Fortuna” sul divorzio, che aveva mostrato un primo cambiamento nella mentalità dell’opinione pubblica italiana, aprendo la strada alla normativa successiva, confermata anch’essa da un referendum, nel 1981.
Perché si è tornati a parlare di aborto
Si è tornati a parlare di aborto da quando, lo scorso giugno, la Corte Suprema statunitense ha annullato la storica sentenza Roe vs. Wade, con cui nel 1973 la stessa Corte aveva legalizzato l’aborto negli Usa. La Corte ha lasciato così i singoli Stati liberi di applicare la legislazione che preferiscono in materia, senza alcun vincolo a livello federale, comprendendo anche la possibilità di vietarlo del tutto (come è accaduto immediatamente in Kentucky, Louisiana, South Dakota, Arkansas, Missouri e Oklahoma). La vittoria degli antiabortisti, che da anni cercavano di ridurre l’accesso all’aborto negli Stati Uniti, è stata resa possibile dall’ex Presidente Donald Trump che, durante il suo mandato, ha approvato per la Corte tre giudici di posizioni estremamente conservatrici, che hanno quindi fatto la differenza (i voti favorevoli sono stati 6, mentre quelli contrari 3). Lo stesso Trump dichiarava in quell’occasione:
La Corte Suprema ha dichiarato la vittoria della Costituzione, la vittoria dello stato di diritto, ma soprattutto la vittoria della vita.
Il Presidente in carica Joe Biden, dal canto suo, commentava così la decisione, che privava le donne di un diritto costituzionalmente garantito per 49 anni:
Oggi è un giorno triste per il Paese e per la Corte, che ha espressamente tolto un diritto costituzionale agli americani. Con la cancellazione della sentenza, con la quale le donne avevano il diritto di controllare il proprio corpo, ora la salute e la vita delle donne è a rischio.