Il Vaiolo delle scimmie si è abbattuto sul mondo e in Europa: secondo l’Oms, sarebbe proprio il Vecchio continente ad essere l’epicentro dell’epidemia. L’Organizzazione mondiale della sanità sta lavorando con le equipe mediche specializzate e con i produttori di vaccini per aumentare la produzione e renderli accessibili alle persone più a rischio.
Oms: “In Europa l’80% dei casi di Vaiolo delle scimmie”
I dati analizzati dall’Oms mostrano come in Europa ci sono stati l’80% dei casi dell’epidemia del Vaiolo delle scimmie. Numeri che fanno del Vecchio continente l’epicentro di questo virus dove, come afferma il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, nel corso del consueto aggiornamento per la stampa:
“L’Europa è l’attuale epicentro dell’epidemia di vaiolo delle scimmie, riportando oltre l’80% dei casi a livello globale. Contagi sottostimati, perché il testing resta una sfida ed è altamente probabile che ci sia un numero significativo di casi non rilevati. Tuttavia che anche in Africa si registrano casi in Paesi non precedentemente colpiti e numeri record in luoghi senza esperienze passate di focolai di Monkeypox”
C’è comunque la preoccupazione per come si possa evolvere la situazione, come continua Ghebreyesus:
“Continuo a essere preoccupato per le dimensioni e la diffusione del virus del vaiolo delle scimmie. In tutto il mondo sono stati registrati più di 6mila casi in 58 Paesi, tanto che ho intenzione di convocare nuovamente il Comitato di emergenza che, nelle scorse settimane, si è espresso sulla non opportunità di dichiarare il Monkeypox virus emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale (Pheic), in modo che gli esperti siano aggiornati sulla situazione epidemiologica attuale e sulla sua evoluzione, e sull’attuazione delle contromisure. Li riunirò nella settimana del 18 luglio o prima, se necessario”
Si lavora per produrre più vaccini e renderli accessibili
Con l’Europa che è l’epicentro del Vaiolo delle scimmie, l’Oms vuole cercare di limitare i danni il più possibile: per farlo serve una maggiore produzione di vaccini e, soprattutto, che siano facilmente reperibili dalle persone che più ne hanno bisogno. Per questo motivo si lavora a stretto contatto con le case produttrici del vaccino, come afferma Ghebreyesus:
“L’Oms sta lavorando con i Paesi e i produttori per coordinare la condivisione dei vaccini, che attualmente sono scarsi e devono essere accessibili alle persone più a rischio: l’organizzazione sta anche lavorando a stretto contatto con la società civile e la comunità LGBTQI+, in particolare per abbattere il muro dello stigma nei confronti dell’infezione e diffondere informazioni in modo che le persone possano proteggersi. Voglio ringraziare coloro che stanno condividendo video online tramite i canali social, parlando dei loro sintomi e delle esperienze con il Monkeypox. Questo è un modo positivo per sconfiggere lo stigma su un virus che può colpire chiunque”
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