Circola senza sosta sulla stampa internazionale l’incredibile vicenda legata alla morte di una bambina di 8 anni a Brisbane, in Australia: malata di diabete, non sarebbe stata curata con l’insulina dai genitori che avrebbero invece fatto affidamento alla religione proclamata dalla setta a cui appartenevano.
L’episodio risale allo scorso gennaio, tuttavia l’accusa di omicidio (con l’aggravante di tortura e maltrattamento di minore) è stata estesa anche ad altre dieci persone, tutte seguaci della congregazione.
Australia, la sorella accusa i genitori: “Avrebbero dovuto proteggere Elizabeth con l’insulina”
Importante aggiornamento in un caso di cronaca avvenuto in Australia ma talmente surreale da aver fatto il giro del mondo: la Corte Suprema di Canberra ha esteso a 12 persone l’accusa di omicidio nei confronti di una bambina di 8 anni, Elizabeth Struhs, deceduta a gennaio a seguito di complicanze causate dal diabete. Una tragedia causata dalla decisione dei genitori di non curarla con l’insulina ma con le preghiere: entrambi erano infatti membri di una setta.
Un vero e proprio inferno per la piccola che è andata rapidamente in crisi ipoglicemica, incontrando presto la morte sotto lo sguardo immobile dei genitori. Inizialmente il fermo era stato limitando a loro due, poi però la decisione di estendere il provvedimento ad altri membri della congregazione vicini alla famiglia Struhs. Secondo le ricostruzioni delle autorità locali, il gruppo religioso sarebbe interamente autonomo e vicino alle tradizioni aborigene dell’Isola, il cui unico credo efficace è la preghiera ininterrotta.
La Polizia del Queensland ha dichiarato di non aver mai assistito a un fatto di simile conformazione, e si è spesso affidata alle dichiarazioni della sorella maggiore di Elizabeth, Jayde, che ha definitivamente tagliato i ponti con i genitori proprio a causa delle loro assurde credenze. Di fatto, era come se fossero letteralmente posseduti da uno spirito superiore e incapaci di prendere il controllo delle proprie azioni.
“Dobbiamo prendere coscienza del fatto che le persone che avrebbero dovuto proteggere mia sorella non l’hanno fatto e forse non sapremo veramente quello che è successo”