Roby Facchinetti con Symphony propone un lavoro diviso tra riarrangiamenti di alcuni classici dei Pooh e cinque inediti in cui la sua voce, se possibile, spicca ancor di più per bellezza e potenza. Ci scherza su l’autore di brani storici come “Uomini soli” e “Piccola Katy” e lo fa in diretta nella giungla di Radio Cusano Campus, “Bagheera”, condotta tutti i giorni dal lunedì al venerdì in pieno drive-time dal cantautore Bussoletti. L’occasione è stata buona anche per raccontare delle sue origini, delle motivazioni per cui ha scelto di usare un nome d’arte, del ruolo della musica nei momenti bui dell’umanità e dei suoi figli di cui è molto orgoglioso.
Roby Facchinetti, Symphony: la potenza degli acuti
“Quanti vetri ho rotto in carriera con i miei acuti? Ah ah, neanche troppi ma una volta eravamo con i Pooh in un teatro veneto e, mentre cantavo un acuto molto forte, si è staccato un pezzo del lampadario che è andato a finire sulla testa di un povero fan. Ovviamente è stato subito medicato. La cosa bella è che lui era talmente innamorato della nostra musica che, con tanto di bende e cerotti, si è rimesso al suo posto per ascoltare il concerto fino alla fine.”
Sul suo nome vero e quello d’arte
“All’anagrafe io mi chiamo Camillo Lorenzo Ferdinando Facchinetti e per la mia famiglia sono sempre stato e sono ancora semplicemente Camillo. In casa i miei fratelli si rivolgono a me così. Invece quando avevo 13 anni quel nome non mi piaceva proprio e sentii l’esigenza di darmene uno d’arte, qualcosa che mi rappresentasse di più. Quando lo dissi a mia madre, lei fece spallucce e continuò come se nulla fosse. Vivo serenamente questa doppia esistenza.”
Roby Facchinetti, Symphony: su suo figlio Francesco
“Francesco, dai tempi di Dj Francesco, ha trovato la sua strada. Quello che fa è qualcosa di straordinario, s’impegna a scovare e lanciare nuovi talenti. I giovani meritano un lavoro così importante ma poi non lo fa mai quasi nessuno. Sono orgoglioso della strada che ha fatto e di dove sta andando. Ma in generale sono orgoglioso di tutti e cinque i miei figli che, in un modo o nell’altro, fanno qualcosa di creativo.”
Sul senso del singolo “La musica è vita”
“Nel disco “Roby Facchinetti – Symphony” c’è quasi tutta la mia vita da Pooh. Sono cento minuti di musica in un doppio cd con 19 brani, tra i quali 14 del repertorio classico della band più cinque inediti scritti con l’autrice Maria Francesca Polli, tutti eseguiti dalla grande Orchestra Ritmico Sinfonica Italiana e dalla Budapest Art Orchestra, entrambe dirette dal Basso, anche arrangiatore dell’intero album. Con questo singolo volevo ricordare a tutti come la musica possa salvarci anche in questi anni di brutte notizie e guerre. Io sono sempre ripartito da lei e consiglio di farlo a chi cerca un appiglio.”
Ecco il link del podcast dell’intera intervista di Roby Facchinetti su Symphony: