L’ultimo scandalo che ha colpito recentemente Boris Johnson non si ferma. Un ex alto funzionario pubblico oggi ha affermato pubblicamente che l’ufficio del Primo Ministro britannico non ha detto la verità su come ha gestito le precedenti accuse di cattiva condotta del legislatore Chris Pincher. Quest’ultimo si è recentemente dimesso da vice capogruppo dei Tory dopo essere stato accusato di molestie sessuali ai danni di due uomini in un club privato.
Le diverse versioni del Governo
La spiegazione del governo è cambiata ripetutamente negli ultimi cinque giorni, con i ministri che inizialmente hanno affermato che Johnson non era a conoscenza a febbraio delle precedenti accuse di cattiva condotta sessuale, quando ha promosso Pincher alla carica di vice capogruppo.
Poi, lunedì, un portavoce ha detto che Johnson era a conoscenza di accuse che erano state “risolte o che non erano passate a un reclamo formale”.
Questo non è piaciuto a Simon McDonald, il funzionario più anziano del Ministero degli Esteri dal 2015 al 2020.
In una lettera al commissario parlamentare per gli standard, McDonald ha affermato di aver ricevuto denunce sul comportamento di Pincher nell’estate del 2019, poco dopo che Pincher è diventato ministro degli Esteri.
McDonald ha anche contestato le affermazioni secondo cui Johnson non era a conoscenza delle accuse o che potevano essere respinte perché erano state risolte o non erano state formulate formalmente.
Il signor Johnson è stato informato di persona dell’inizio e dell’esito dell’indagine. C’è stato un ‘reclamo formale’. Le accuse sono state ‘risolte’ solo nel senso che l’indagine è stata completata; il signor Pincher non è stato esonerato. Definire le accuse come ‘prive di fondamento’ è quindi sbagliato.
ha scritto McDonald in una nota.
Il voto di sfiducia
Lo scandalo arriva un mese dopo che Johnson è sopravvissuto a un voto di sfiducia in cui oltre il 40% dei legislatori del Partito conservatore ha votato per rimuoverlo dall’incarico. Le preoccupazioni per la leadership di Johnson sono state alimentate dalle mutevoli risposte del primo ministro a mesi di accuse su partiti che hanno rotto il blocco negli uffici governativi che alla fine hanno portato a 126 multe, di cui una comminata a Johnson.