A partire da questa mattina sono riprese le operazioni di soccorso sulla Marmolada, con l’intento di avvalersi di droni per non mettere in particolari condizioni di rischio i soccorritori. Intanto arrivano le prime ripercussioni pratiche della tragedia costata la vita ad almeno 7 persone.

Marmolada, sì a unità cinofile e radar

Gli uomini del Soccorso Alpino si muniranno di droni per monitorare l’area interessata al fine di trovare i corpi delle 13 persone ancora assenti all’appello. L’obiettivo è quello di garantire la loro sicurezza e non esporsi al rischio che un’altra lastra di ghiaccio li travolga a una velocità impressionante. Solamente in caso di avvistamenti sensibili si procede secondo il codice di salvataggio.

Oltre a ciò non è escluso l’impiego di unità cinofile mentre è sicuro che verranno installati dei radar in grado di trasmettere alla base operativa l’intensità dei movimenti della montagna, che sia per una frana o per una valanga. Secondo gli esperti di geologia giunti a Canazei, tuttavia, non era semplice prevedere un fenomeno di tale portata che sarebbe interamente riconducibile al rialzo delle temperature. 

Proprio a riguardo del cambiamento climatico in riferimento alla tragedia della Marmolada si è espresso il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale invita i Paesi a una maggiore collaborazione internazionale in tema di sostenibilità ambientale.

Le ripercussioni sul turismo e il dibattito politico

Intorno all’attualità si stringe anche il dibattito sulle responsabilità circa la sicurezza in alta quota. Il climatologo Luca Mercalli tiene a prevenire ogni forma di polemica:

“Non si possono prevenire questi rischi in alta montagna. La Marmolada è un ghiacciaio normale, ce ne sono di più pericolosi. Capisco le esigenze di tutela degli alpinisti, al tempo stesso sarebbe sbagliato vietare l’accesso a tutti i ghiacciai dell’arco alpino. A Courmayeur, per esempio, il ghiacciaio è interamente controllato e dunque nulla vieta al Comune di procedere con un’ordinanza che vieti il transito. E’ ingiusto attribuire colpe all’amministrazione comunale o ai singoli”.

Ma c’è chi vorrebbe guardare alla tragedia come un’occasione per non commettere errori:

“Una tragedia inattesa nelle modalità con cui si è svolta, la Marmolada deve rimanere una montagna simbolo dell’arco alpino italiano. Pertanto chiederemo di abrogare la proposta di costruire nuovi impianti lungo tutti i suoi versanti insieme al collegamento con Cortina in occasione delle Olimpiadi invernali del 2026. E’ impossibile pensare di portare la città in montagna attraverso investimenti fatti solo per generare un indotto”

Luigi Casanova, presidente onorario di Mountain Wilderness Italia